La riapertura delle scuole è di nuovo in dubbio e a rischio, sostanzialmente vista la curva dei contagi e considerando l’ultima riapertura sono tanti i no. Non c’è una grande unione sulla tematica: da una parte ci sono gli studenti che sono chiusi a casa costretti a seguire telematicamente anche lezioni che hanno bisogno di un laboratorio; dall’altro insegnanti che più o meno si ritrovano nella stessa situazione dei ragazzi; da un’altra ancora c’è il grande rischio che potrebbe derivare da questa decisione che andrebbe ad apportare problematiche anche a livello economico.
Riaperture delle scuole il 7 gennaio: meglio una proroga, aumenta il numero delle persone sfavorevoli
Dopo che il DPCM del 4 dicembre ha annunciato la riapertura delle scuole il 7 gennaio, si è aperto un forte dibattito sulla questione: è giusto così o peggiorerà la situazione?
La Ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, afferma “Il nostro obiettivo resta la riapertura il 7 gennaio, ma si dovrà fare una valutazione dei contagi a fine anno. Durante le festività natalizie dobbiamo fare dei sacrifici anche per far tornare al più presto a scuola i ragazzi”. La ministra vuole avere un piano entro la fine dell’anno che deve essere pronto sia nel caso di esito positivo che in quello negativo.
Ma sono molti i contrariati del rientro nelle scuole, alcuni come Rossano Sasso rispondono alla ministra affermando ” Se davvero vuole che si torni in presenza, stabilizzi gli insegnanti, diminuisca il numero di alunni per classe, metta in sicurezza le scuole, preveda impianti di aerazione, assuma più insegnanti di sostegno, garantisca il tempo pieno in tutta Italia. Invece per tutto questo zero euro in legge di bilancio”.
Cosa ne pensano gli studenti?
Alcuni ragazzi rispondono alla domanda tanto commentate su questa riapertura:
“Non approvo e non disapprovo… Questo perché è vero che alcuni ragazzi in dad hanno difficoltà molte volte… vuoi per la distanza, per problemi di linea e così via, ma che senso ha riaprire le scuole e poi bar e negozi chiusi se non tutto importé?”.
Altri ragazzi hanno risposto invece” Io non sono molto favorevole perché i casi ci sono ancora. In un modo o nell’altro, se ci riaprono, non andremo avanti, ma torneremo di nuovo indietro e la situazione sarà la stessa degli ultimi mesi. Io sin dal primo periodo ho sempre pensato che per me si potrà tornare alla vita di prima quando in Italia ci saranno 0 casi. Nel momento in cui ci saranno 0 casi, aspettare ancora almeno 15 giorni per esserne sicuri e poi si può riaprire. Prima di allora anche spostamenti fuori dall’Italia non ci dovrebbero essere. E la penso ancora così. È drastico come pensiero, forse, figuriamoci se venisse attuato. Però per me è così. Ovviamente piacerebbe anche a me tornare alla normalità, incontrare i miei compagni di classe, vedermi con i miei amici e soprattutto uscire senza la mascherina e l’amuchina; senza avere l’ansia ogni volta di stare attenta alle varie regole. Per quanto riguarda la scuola, sono più contenta se resta chiusa al momento e continua telematicamente, perché io diverrei pendolare e starei a contatto con persone sconosciute, quindi il rischio c’è”.
Altri invece rispondono: “Io vorrei tornare a scuola e tornare alla vita normale. Penso che la gente sia stremata, psicologicamente, oltre alle persone che lo sono fisicamente che lavorano ogni giorno per combatterlo.
Penso che un allentamento graduale possa essere concesso, tuttavia non c’è mai un giusto equilibrio tra stato e cittadini, perché molti per prendere un dito si tirano tutto il braccio e se il governo concede magari di vedere solo 10 congiunti stile Germania la gente si prepara a fare i festini.
I danni della DAD sono enormi su tutti gli studenti, dai più piccoli ai più grandi. Per di più non ha influito sul numero dei contagi, sono rimasti gli stessi, praticamente continuiamo a contagiarci tra shopping ed altro, non “sacrificandoci” invece per il valore della cultura.
Io sono dell’idea che chi può, quindi chi ha gli spazi necessari a gestire questa pandemia, deve aprire! Il resto dovrebbe essere gestito contemporaneamente a distanza”.
C’è chi invece considera problemi un po’ più gravi “Io per motivi di salute ho perso moltissime lezioni e quindi è diventato tutto più difficile e complicato“.
Insomma anche tra gli studenti le opinioni sono tutte diversificate e ancora non si sa per certezza cosa accadrà il 7 gennaio.
Perché riaprire e perché non?
Sostanzialmente i motivi per cui bisognerebbe riaprire sono i seguenti:
I ragazzi sono stremati psicologicamente per questa chiusura generale.
Seguire in sede aiuta i ragazzi a comprendere in modo migliore gli argomenti anche ai ragazzi che soffrono di dislessia.
Più interazione tra insegnanti ed alunni.
Migliorare gli aspetti sociali degli alunni.
I ragazzi che hanno problemi a seguire le lezioni a distanza non avrebbero più certe ansie.
Il motivo per cui bisognerebbe rinviare l’apertura delle scuole è relativo alla curva dei contagi. Riaprire è un rischio molto evidente come è successo l’ultima volta in cui poco dopo è stato necessario chiudere nuovamente.
Analizzando le varie questioni, una via che potrebbe “accontentare” tutti è quella di aprire e non, considerando chi può seguire tranquillamente da casa e chi ha invece ha grosse difficoltà a livello telematico.
Vedremo cosa succederà il 7 gennaio.