Utopia, il non-luogo è forse oggi la migliore accezione terminologica per rendere l’assenza di un’area geografica, politica o economica consona per sviluppare uno status quo dominato dall’uomo felice.
Il diritto alla felicità ribadito alle soglie della modernità dall’illuminismo e dalle varie correnti socialiste è quindi Utopia?
La terra promessa dell’homo felix spesso idealizzata in arcadiche res aurea è stata postulata in zone del nord Europa –Svezia, Danimarca, Finlandia- oppure nel Nuovo Mondo, prima con gli States e poi Canada generante il fenomeno dell’emigrazione dal 600’ e 700’, culminante tra gli anni della belle époque .
In verità, una tale utopia è quanto mai vicina alla concezione di Thomas Moore, un locus amenus immaginifico e intangibile.
A dar fiducia a tal prospettiva e alla variabilità fino all’assenza della geopolitica della felicità nell’idea di una società ideale per coltivare benessere materiale e interiore dell’uomo è intervenuta la scienza stilando un rapporto globale sulla felicità e individuandone tutte le pecche.
La prospettiva è infatti relativisticamente viziata dal privilegiato punto focale che si pone, ovvero, i parametri ritenuti nella ricerca –ad esempio benessere economico, vivibilità, tasso di inquinamento, condizionano l’esito in un particolarismo che sfiducia la possibilità di stabilizzare un’area in cui il vivere felice umano nella dimensione storica contemporanea sia assente.
Il rapporto stilato dalla Australian National University ha adottato 11 indicatori di benessere su 23 paesi Ue su una stima di 46mila persone e apponendo elementi interni solitamente esclusi quali senso di appartenenza, vitalità, soddisfazione personale unitamente a fattori esterni e indici di differenziazione tra nazioni per decretare il livello di comunità e vivibilità quali tasso di disoccupazione e fiducia nel sistema politico e giudiziario.
La rete sociale che emerge è mera Utopia perché la comunità che emerge è scismatica a livello da non aver nulla da invidiare a territori dilaniati da guerre etniche e civili presenti nelle aree a sud del mondo come l’Africa centrale o del Medioriente.
Indicatori da porre nello stilare un quadro del benessere, non unicamente materiale vanno inclusi il senso di inclusione sociale, la percentuale di autostima negli abitanti a cui si appongono fattori di disuguaglianze sociali interne che si verifica anche in ristette aree territoriali urbane, in cui il dato percentuale economico incide in buona parte sul senso di felicità dell’individuo.
La terra promessa è lontana, forse non esiste.