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Napoli, una notte magica nel ricordo del “Pibe de Oro”

È stata una serata speciale, una notte intensa, costituita da emozioni e trepidazioni: sono stati rapidi i battiti del cuore, forse eccessivi, troppi batticuori per offrire alla gara un tocco di normalità. Si originerebbe ipocrisia, se fosse il contrario! “Dio è morto” esclamava Friedrich Nietzsche, Diego Armando Maradona è morto, e beh francamente una netta differenza non si evince in modo così semplice. Il ricordo di una leggenda calcistica di fama mondiale, che disintegra ogni unità aristotelica, in una città come Napoli, riaffora alla mente molto più facilmente rispetto ad altre parti del mondo; in Argentina il governo del Paese ha decretato tre giorni di lutto nazionale, ma il giocatore originario di Lanús era l’emblema dell’antica, dell’attuale e della futura Partenope, la prima e l’ultima raffigurazione sacra del calcio. Si presagiva la sensazione di un’intensa emotività nel match tra Napoli e Roma, e il pronostico non mentiva, perfino il più sciocco dei veggenti avrebbe vaticinato un vero e proprio crogiolo di turbamenti incartocciati tra loro.

Tralasciando per un istante Diego Maradona, dopo aver chiesto venia ai cari lettori, la sfida tra partenopei e giallorossi è stata fondamentale anche per le sorti della classifica, due compagini ai vertici che hanno battagliato con grinta e ferocia per ottenere tre punti vitali. Un successo sul terreno di gioco del San Paolo mancava ormai da troppo tempo, precisamente 43 giorni, e Rino Gattuso ha tentato di tutto per far sì che la propria squadra tornasse alla vittoria. Una striscia negativa in attività da settimane, terminata alla fine con un successo pregevole.

Non si è trattata soltanto di una partita rilevante, ma anche di una giornata essenziale per il futuro cambiamento del nominativo dello Stadio San Paolo. L’assessore allo sport del Comune di Napoli, Ciro Borriello, ha annunciato che ben presto la struttura sarà denominata “Stadio Comunale Diego Armando Maradona“. Per omaggiare maggiormente il giocatore più forte di tutte le epoche, sarà istituito una sorta di luogo della memoria, che conserverà al suo interno il materiale presente fuori lo stadio e quello ai Quartieri Spagnoli di Napoli. Il Museo per onorare e ricordare Diego sarà allestito dentro l’impianto.

La squadra azzurra, la città partenopea, un intero paese, quello argentino, e tutto il globo piange la perdita di Diego, il leader di ogni partita, il calciatore con il mancino più raffinato di sempre, colui che è in grado di padroneggiare una potenza sovrumana, qui si va al di là di ogni immaginazione, la mente umana non riesce a proseguire lungo la scia del pensiero del talento argentino, più il suo nome ritorna alla mente più i concetti diventano contorti e si aggrovigliano tra loro. Semplicemente, il numero dieci più dieci di tutti i tempi.

Diramate le formazioni ufficiali per questo posticipo della nona giornata di Serie A, i due tecnici confermano le decisioni della vigilia. Fiducia totale in Meret da parte di mister Gattuso, continua, quindi, il processo di crescita dell’estremo difensore; nel cuore della difesa si è sistemata la coppia Manolas-Koulibaly, con Mario Rui a sinistra e Di Lorenzo a destra.

In zona di centrocampo, è stato Demme a prendere il posto dello squalificato Bakayko, in coppia con lo spagnolo Fabian Ruiz. Sulla trequarti, è ritornato finalmente titolare Piotr Zielinski, con il capitano azzurro Insigne sulla fascia sinistra, mentre Lozano pronto ad occupare quella destra. Tridente leggero, dunque, per l’allenatore calabrese, con Dries Mertens a completare il reparto offensivo del Napoli.

Nella serata dedicata a Diego Armando Maradona, da lassù un Dio differente, non quello della fede cattolica, ma della religione calcistica, ha deciso le sorti di una partita simbolica, forse iconica più di tutte. Non era facile trovare la giusta concentrazione per entrare in campo e giocare a calcio. Ma alla fine come dicevi tu caro Diego “gracias Dios por el futbol“: il Napoli è sceso sul rettangolo verde ed ha vinto la partita per la sua icona sacra, ha onorato la propria divinità nel migliore dei modi. Sono state quattro le opere d’arte realizzate per “El Pibe de Oro”, una rete più affascinante dell’altra, in un match primeggiato dal principio fino al triplice fischio decretato dall’arbitro. La Roma è travolta dall’uragano azzurro, animato dalla reminiscenza del proprio idolo e una profonda brama di commemorarlo.

Troppo debole la Roma contro le big, o uno smisurato prestigo da parte del Napoli? Una risposta dettagliata non la si conosce, ma si può affermare serenamente che i partenopei hanno strapazzato ogni brandello di una Roma smantellata già a partire dalla mezz’ora di gioco, ritrovando così la propria autorevolezza.

Il figlio di Napoli porta in vantaggio la propria squadra con una pennellata straordinaria, corre a baciare la casacca numero diez in panchina e rende cosi omaggio al fratello maggiore. Il 2-0 arriva dopo una conclusione dalla distanza, non eccessivamente potente ma davvero chirurgica, di Fabian Ruiz, che sorprende Mirante e lo lascia letteralmente sul posto. Ritrova finalmente la rete anche il folletto belga, Dries Mertens, da due passi insacca la sfera in rete, successivamente un tiro di Zielinski respinto nel peggiore dei modi dell’estremo difensore giallorosso. Il poker è calato da uno dei calciatori azzurri più in forma del momento, Matteo Politano, da tempo co-titolare con “El Chucky” a destra; giunto all’ombra del San Paolo tra lo scetticismo generale, fin sa subito ha fatto ricredere l’intera tifoseria napoletana, trascinando in più occasioni la compagine al successo.

Rino Gattuso spera di ritrovare già da giovedì Victor Osimhen, nel match cruciale d’Europa League con AZ che si è dimostrato più ostico del previsto, mentre in calendario il cammino pare essere meno tortuoso a partire dalla prossima sfida con il Crotone. Sta di fatto che Diego da lassù ha illuminato il San Paolo ed ha condotto il suo Napoli ad un successo straripante: una passeggiata per gli azzurri, che passo dopo passo, nella propria menta si fa spazio la memoria della monumamentale leggenda argentina. Un successo agevole, diventato agevole per averti ricordato Diego, perché calciatori come te, un calciatore come te non potrà mai precipitare nell’oblio!