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Diciassette anni fa il processo a Michael Jackson

Diciassette anni fa il processo a Michael Jackson. Esattamente il 20 novembre 2003, il famoso cantautore e ballerino si consegnò di sua spontanea volontà alla polizia di Santa Barbara in California.

Il 19 novembre, il giorno precedente all’arresto, il tribunale della città emanò un mandato d’arresto nei suoi confronti con l’accusa di molestie sessuali su un minore. Quello che fu definito da molti, “il processo del secolo” ebbe inizio poco più tardi.

Diciassette anni fa, si svolsero le indagini, che si conclusero con l’arresto della famosa popstar cominciarono nel giugno del 2003, quando Stan Katz, psichiatra, riferì alla polizia che alcuni minori in cura da lui gli avevano confessato di aver subito proprio da lui molestie sessuali mentre erano ospiti nella sua residenta al Neverland Ranch.

All’epoca dei fatti, i minori presumibilmente coinvolti furono: Gavin Alvizo, che secondo l’accusa era stato l’oggetto delle molestie e Star Alvizo, il fratello che sempre secondo l’accusa avrebbe invece assistito per due volte agli incontri.

Durante la primavera del 2003, Janet Arvizo, madre dei due fratellini, decise di recarsi da un avvocato per un consulto. Si trattava, di una donna che aveva già avuto problemi con la giustizia e che diede in quel frangente diverse versioni sul caso.

Una delle tante, fu che i suoi figli le avevano parlato delle molestie subite da Jackson e desiderava consultare un avvocato per sapere come agire. La cosa curiosa, secondo la difesa, fu che ancora prima di andare alla polizia, la donna decise di rivolgersi allo psichiatra e all’avvocato, Larry Feldmann, che nel 1993 ottennero da Jackson un accordo extra-giudiziale da 20 milioni di dollari per chiudere, senza arrivare ad un processo, un altro caso di molestie sessuali. Quest’ultimo, vide coinvolto Jordan Chandler.

Il caso, in realtà, sarebbe nato ancora prima, quando nel febbraio del 2003 fu mandato in onda un documentario riguardante la vita di Jackson, dal titolo: “Living with Michael Jackson”. Nel reportage, fu lo stesso Jackson a raccontare, che spesso dava un aiuto economico alle famiglie di bambini con gravi malattie e che le ospitava anche per lunghi periodi.

Durante il periodo delle riprese furono ospiti a Neverland proprio gli Arvizo. Gavin fu operato di tumore nel 2000 e Jackson pagò tutte le sue spese mediche. Osservando alcune del film era facile intendere un rapporto ambiguo, che legava Jackson ai bambini. In particolare, in una scena il cantante raccontò di quando Gavin e Star dormirono nel suo letto, sottolineando però che lui quella notte dormì sul pavimento.

Jackson disse che gli era capitato altre volte di far dormire dei minorenni nella sua stanza, per esempio l’attore Macauley Culkin di Mamma ho perso l’aereo. In un’altra scena, invece, Jackson e Gavin si tenevano per mano. L’autore del documentario pose l’attenzione proprio su questi aspetti, tartassando il cantante con domande relative all’ambiguità del suo comportamento.

Sulla base delle accuse dei due Arvizo, il 18 novembre 2003, settanta agenti di polizia eseguirono una perquisizione nel ranch di Neverland. Il procuratore, che seguiva allora il caso era Thomas Sneddon, lo stesso che aveva portato avanti il caso Chandler. Il 19 novembre, il tribunale rese nota attraverso i canali web una pagina in cui chiedeva esplicitamente a tutte le vittime di abusi da parte di Jackson e a tutti quelli a conoscenza di suoi comportamenti illeciti di collaborare con la polizia denunciandolo.

Quando venne reso noto il mandato d’arresto, Jackson si trovava a Las Vegas per registrare un video. Immediatamente, i suoi avvocati iniziarono le trattative per trovare il modo di permettere a Jackson di costituirsi e nel contempo raccogliere il denaro necessario alla cauzione.

Jackson arrivò all’aeroporto di Santa Barbara su un aereo noleggiato e fu subito arrestato dalla polizia. Jackson, fu rilasciato soltanto in seguito al versamento di una cauzione di tre milioni di dollari.

Nell’aprile del 2004 si decretò il rinvio a giudizio per il cantante e giornalisti provenienti da tutto il mondo si recarono in California per seguire da vicino le varie fasi del processo.

Diciassette anni sono ormai trascorsi da quando avvennero i fatti, ma il mistero sull’accaduto è ancora vivo.

Emanuela Iovine
Emanuela Iovinehttps://www.21secolo.news
Ambiziosa, testarda e determinata. Napoletana ma residente a Gallarate. Ho conseguito la Laurea Magistrale in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", presentando una tesi dal titolo: "Tendenze Linguistiche del Giornalismo dalla carta al web". Iscritta dal Novembre 2016 all'Ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania. Diplomata nel Giugno 2013 in danza classica e moderna e attualmente docente di lettere.