I robot ci ruberanno il lavoro? E’ la domanda retorica che assurge attenzione crescente dinanzi alla crescente tecnologizzazione del settore industriale nel mondo occidentale e l’approdo del tech nelle sfere in cui l’intelligenza umana ha sempre dettato legge.
I robot, attraverso l’impiego di braccia meccaniche ha superato le fresatrici cnc remote e dati alla mano diventa un fenomeno coinvolgenti oltre 300 aziende mondiali, con l’aumento di fenomeni preoccupanti accentuati dall’attuale emergenza covid-19.
Automizzazione e digitalizzazione investe l’homo faber che vede dopo la seconda rivoluzione industriale smarrire oltre l’elemento fagocitante l’espressione intellettiva, anche il prodotto finale e realizzato.
Dall’ottica vigente del mercato del lavoro, la domanda principale del mercato del lavoro è proiettato verso la green economy, capace di sfruttare software e internet, parimenti alla richiesta sempre emergente di risorse umane atte a sfruttare l’intelligenza artificiale e la robotica.
Nell’ultimo report della World Economy Forum, tema dibattuto era l’accelerazione al processo tecnologizzante, divenuto durante la spinta pandemica attuale nel primo corso dell’anno, come si evince dall’impiego massiccio dello smartworking un’alternativa adatta e quindi aprendo alla digitalizzazione auspicata dalla maggior parte dell’economia.
Nonostante l’economia sia innervata in un momento di crisi data la difficoltà di scambi, l’hi-tech e la robotica vengono visti come avallo consone per tenere a bada le briglie del mercato, sia verso i consumi in picchiata quanto del settore impiegatizio-lavorativo.
Nel lustro tra 2025-2030 tale processo vedrebbe il robot sopravanzare in maniera oltre alla soglia del canonico 30-50 % odierno, giungendo ad una perdita di capitale umano in calcolo di posti di lavoro pari a 90 mln nel mondo.
Oltre al settore manifatturiero sarebbero coinvolti l’area d’ufficio, come la contabilità e l’amministrazione.
L’impatto avrebbe certamente una portata elevata sulle relazioni sociali e umane, come si evince dalle numerose critiche italiane allo smartworking o al settore dell’istruzione con la DAD, accrescendo la percentuale di disoccupazione e inoccupati nelle aree più industrializzate dell’Occidente.
Parimenti, l’usufrutto della tecnologia mediante dispositivi robot farebbe cadere anche la domanda di manodopera, la cui curva generante fenomeni di megalopoli industrializzate come aree del Brasile e dell’India oppure nella vicina Slovacchia e Albania generebbe l’accrescere di ripercussioni sociali in aree a vasta densità demografica.