Disney+, piattaforma di film e serie tv in streaming prodotti da The Walt Disney Studios, ha aggiornato l’elenco dei classici d’animazione che contengono stereotipi razzisti. Da circa un anno a questa parte, la multinazionale aveva già cominciato ad apporre ad alcuni dei suoi prodotti un avviso che metteva in guardia contro eventuali ‘descrizioni culturali obsolete’. Evidentemente, però, ciò non è stato ritenuto sufficiente: d’ora in poi, infatti, capolavori dell’animazione come “Dumbo”, “Peter Pan”, “Lilli e il Vagabondo” e “Gli Aristogatti”, recheranno l’avviso “Questo programma include descrizioni negative e/o maltrattamento di persone o culture”.
Secondo il colosso americano, il gatto con il muso giallo che ne “Gli Aristogatti” suona il piano con i tipici bastoncini cinesi per mangiare potrebbe veicolare un messaggio razzista. L’appellativo “pellerossa” per gli indiani d’America in “Peter Pan” è oggi considerato un insulto razzista. Depennato totalmente dalla piattaforma in streaming, invece, il classico “I racconti dello zio Tom” proprio perché ritenuto del tutto inadatto in quanto chiaramente razzista.
In “Lilli e il Vagabondo” (1955) due gatti siamesi, Si e Am, rappresentano stereotipi contro il mondo ispanico o asiatico. In una scena c’è un canile in cui ogni cane ha l’accento del Paese da cui proviene la sua razza, come Pedro il Chihuahua messicano e Boris il Borzoi russo.
All’elenco si sono aggiunti anche “Fantasia”, “Il libro della giungla”, “Swiss Family Robinson” e “Aladdin”.
“Questi stereotipi erano sbagliati allora e sono sbagliati adesso. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscere il suo impatto dannoso, imparare da esso e stimolare la conversazione per creare un futuro più inclusivo insieme. Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e ambiziosi che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo”, si legge nell’avvertenza all’inizio dei film.
Ricordiamo che qualche mese fa anche la piattaforma Hbo Max intraprese la stessa linea di condotta, rimuovendo per un po’ di tempo dallo streaming un capolavoro come “Via col vento” per ridimensionare il tutto limitandosi ad aggiungere una spiegazione del “contesto storico” del film.