Il 18 ottobre 1860 avviene la prima pubblicazione de “ Il Popolo d’Italia” , un quotidiano di propaganda a sostegno dell’unificazione nazionale, fortemente voluta da Mazzini.
Nel periodo preunitario , la voce di Giuseppe Mazzini si pone alla guida del movimento patriottico che vede nell’unificazione d’Italia un dovere nei confronti di se stessi, perché non dobbiamo essere schiavi, e nei confronti di Dio, in modo che possa rivelarsi la nuova era, la nuova religione ossia la Religione del progresso.
“…quando il tempo è maturo pel compimento di una missione, Dio suscita dalla prigione, o dalla sepoltura d’un uomo, un altr’uomo più potente di lui .”
In un’Italia accerchiata dalla monarchia dei Savoia del Regno di Sardegna, dei Borbone nel Regno delle due Sicilie e dal Papato della città del Vaticano, più l’influenza martellante degli Asburgo, Mazzini profetizzava una nuova Italia, una civiltà superiore, che ha nella libertà e nell’unità dei popoli la sua massima espressione di divinità. La liberazione poteva avvenire solo attraverso la creazione dello Stato Repubblicano unitario di cui artefice potesse essere solo il popolo animato da una profonda religione. Una religione laica della patria. Un luogo dove la giustizia si sarebbe realizzata per tutto il popolo.
Con la fondazione della ” Giovine Italia”, un’associazione politica insurrezionale clandestina, Mazzini dà fondo a tutto il suo armamentario morale per indurre la popolazione, e in particolare i giovani- ” i quali l’esperienza non ha ancora modificate le dottrine assorbite dell’atmosfera eccitante della scuola”- a ribellarsi al dispotismo dei sovrani. Programmando in questo modo una serie di sommosse in località italiane, con la speranza che si potessero acuire gli animi insurrezionali delle genti. Purtroppo molti ” mazziniani” furono scoperti, arrestati e condannati a morte.
Saranno ancora altri i tentativi insurrezionali di Mazzini, dopo la Giovine Italia sarà il momento de “L’associazione Nazionale italiana” fondata nel 1848. Proprio appartenente a quest’ultima fa parte un altro progetto.
” Il vero strumento del progresso è riposto nel fattore morale”
Uno dei progetti di sollevazione morale dei “Moti Mazziniani” è certamente la creazione de “Il popolo d’Italia”, quotidiano propagandistico a sostegno dell’unita nazionale e attivo nello sconvolgimento della monarchia. Tra i suoi obiettivi c’erano anche le elezioni a suffragio universale, la libertà di stampa di pensiero e la responsabilizzazione dei governi davanti il popolo
Fondato per sostenere principalmente l’operato di un’altro patriota, Giuseppe Garibaldi, entrato nella città partenopea il 7 settembre del 1860, dopo aver messo fine al regno borbonico in Sicilia. Intanto il re Francesco II e la sua famiglia avevano abbandonato la città partenopea. Garibaldi entrò in città accolto da un clima di grande festa.
” La vita vi fu data da Dio perché ne usiate a beneficio dell’umanità, perché dirigiate le vostre facoltà individuali allo sviluppo delle facoltà dei vostri fratelli, perché aggiungiate coll’opera vostra un elemento qualunque all’opera collettiva di miglioramento e di scoperta del vero che le generazioni lentamente ma continuamente promuovono. Dovete educarvi ed educare, dovete perfezionarvi e perfezionare! .”
La prima pubblicazione avviene circa undici giorni dopo l’entrata di Garibaldi in città. Il quotidiano registra quattromila copie vendute al giorno, il pubblico al quale si rivolge è quello della sinistra risorgimentale: mazziniani, garibaldini, federalisti repubblicani.
Mazzini cederà la testata giornalistica nel 1863 a Carlo Mileto, accordandosi preventivamente per mantenere la stessa linea politica. Anche altri patrioti collaborarono, personalità del panorama politico come Giovanni Nicotera , Michele Torraca, e lo scrittore francese naturalizzato italiano Virgilio Estival.
Con la morte di Giuseppe Mazzini, avvenuta il 10 marzo 1872, il quotidiano sopravviverà solo un anno. Il 5 luglio 1873 “Il popolo d’Italia” cessa di esistere.