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Convenzione ONU diritti dell’infanzia: 30 anni di attività

Il 2 settembre del 1990 entrò in vigore la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, precedentemente approvata il 20 novembre del 1989 a New York.

Diritti dell’infanzia: cosa prevede la Convenzione

La Convenzione ONU obbliga gli Stati ad uniformare le norme di diritto interno a quelle della Convenzione stessa e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell’adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori.

Secondo quanto si legge nella Convenzione, sono considerati “bambini”, gli individui di età inferiore ai 18 anni, il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza.

L’approvazione della Convenzione in ben 192 paesi è un grande passo culturale, oltre che sociale, da intendere come rispetto e tutela dell’infanzia, periodo particolarmente delicato e quindi da preservare. Inoltre, socialmente, proprio ai principi che la costituiscono, si riconosce il bambino in quanto persona con dei diritti di natura civile, politica e culturale.

La Convenzione si basa su quattro principi fondamentali; il primo è quello di non discriminazione, con il quale tutti gli Stati s’impegnano a tutelare tutti i minori, senza distinzione alcuna, né di razza, colore, religione, né del bambino, né dei genitori.

Un altro principio riguarda l’ascolto del bambino, dandogli le giuste attenzioni dal punto di vista legale, in relazione all’età e alle capacità di comprensione.

Sempre secondo la Convenzione e i principi sui quali essa si fonda, il terzo di essi, impegna gli Stati membri, a riconoscere il diritto alla vita del bambino, assicurandone nel contempo la sopravvivenza e lo sviluppo, applicando tutte le misure necessarie.

Ultimo passaggio e dunque principio basilare, prevede che in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata di assistenza sociale, l’interesse del bambino sia considerato preminente.

I principi cardine sopralzi indicati, si rifanno alla Dichiarazione dei Diritti del Bambino elaborata nel 1923 da Eglantyne Jebb, colei che fondò Save the Children. 

Principi cardine e legge italiana

Il rispetto dei quattro principi fondamentali della Convenzione è supervisionato da 89 membri, il cosiddetto CRC, elaborato nel 2001 e presentato in Italia dall’ONU nel 2002.

L’Italia ha presentato nel 2017 il V e VI Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione, che spiega in modo sintetico ma analitico e dettagliato, l’insieme delle politiche e i programmi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza realizzati dal Governo italiano nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016.

A seguito della discussione del V e VI Rapporto presentato dal Governo sullo stato di attuazione della Convenzione, svoltosi a Ginevra a gennaio 2019, il Comitato ha rivolto all’Italia le osservazioni conclusive.

A trent’anni dall’entrata in vigore della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, possiamo sicuramente affermare che siano stati compiuti dei grandi progressi, ma esistono ancora delle zone d’ombra.

Netto è il miglioramento delle condizioni di salute, l’ambito dell’istruzione e dunque l’accesso alla scuola, la cosiddetta scolarizzazione, anche se tutti questi aspetti sono estremamente variabili in relazione alle diverse aree del mondo, dove ancora si registrano delle diseguaglianze o mancanze.

Ovviamente, guardando al futuro, si può certamente dire che la Convenzione si rifà agli obiettivi propri dell’agenda in relazione alla CRC.