La valvola posizionata su alcune tipologie di mascherine non avrebbe efficacia contro il pericolo di contagio. Le mascherine, diventate in questi ultimi mesi parte integrante della nostra quotidianità, sono uno strumento di protezione e di prevenzione validissimo, ma non sono tutte uguali. Non tutte garantiscono lo stesso grado di difesa dal contagio da Covid. L’uso di quelle con la valvola è stato proibito dalle compagnie aeree di alcune nazioni.
Questo tipo di mascherina, infatti, presenta un grosso deficit: protegge solo chi la indossa, ma non le persone vicine. Queste ultime potrebbero contrarre il virus a causa delle particelle che nella valvola troverebbero una facile via d’uscita. Oltre alle compagnie aeree come Delta, JetBlue e United Airlines, anche alcuni Stati del Nord America, come la California, hanno vietato l’utilizzo di questi dispositivi.
La valvola unidirezionale in plastica posta sulla parte frontale facilita solo la respirazione perchè, al momento di inspirare l’aria, essa è chiusa, ma quando si espira si apre facendo fuoriuscire l’aria non filtrata. Si evita così la formazione della condensa all’interno della mascherina. Ma la valvola non è un filtro: se nella fase di inspirazione la protezione resta alta (cioè pari al 94 percento per le FFP2 e al 99 percento per le FFP3), quella nella fase di espirazione non è altrettanto garantita come accade con le mascherine normali. Non a caso i medici sono soliti sovrapporre una mascherina chirurgica a una FFP con valvola.
Per rendersi conto della non idoneità delle mascherine con valvola, basti pensare che, in origine, esse sono state ideate per agevolare la respirazione dei lavoratori delle fabbriche dove c’era necessità di indossare coperture facciali.