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Enrico Musy, un pezzo pregiato del teatro antico e moderno

Correvano i primi anni del XX secolo, si parla precisamente del 1901, altre tradizioni, un’altra era, completamente altri tempi. Eppure anche in quegli anni sono nati e vissuti personaggi di rilievo, che hanno lasciato un’immagine di sé ed hanno fatto la storia. Uno di questi è sicuramente Enrico Glori, pseudonimo di Enrico Musy, attore italiano nato appunto il 3 agosto del 1901. Fu un valente e navigato caratterista specializzato, soprattutto nell’interpretazioni di ruoli violenti e negativi.

Enrico Musy nacque a Napoli da un’agiata e ricca famiglia partenopea di antiche origini straniere, precisamente francesi. Ha intrapreso il percorso universitario ed ha, poi, conseguito la laurea in giurisprudenza; all’età di trent’anni si trasferì in Francia, dove un periodo lavorò come giornalista, interessandosi, però, allo stesso tempo, anche del teatro. Nella capitale parigina, in Francia, inaugurò e diresse per tre anni “il Teatro degli Italiani” e, durante questa attività, si relazionò con Sacha Guitry e Pierre Chenal, che lo indussero a dedicarsi all’esperienza del cinema.

Il suo debutto da attore cinematografico, avvenne nel 1934 con Chenal, sempre in terra francese, dove nel primo periodo della sua carriera rappresentò ruoli differenti come caratterista. Nel 1937 avvenne il ritorno nella penisola italiana, quando Chenal lo convinse ad accettare il ruolo del malvagio conte Papiano, nella versione cinematografica del “Il fu Mattia Pascal“.

In un secondo tempo, sul finire degli anni trenta e gli inizi di quello quaranta, al signor Enrico Musy vennero affidati di continuo il personaggio di uomo maligno, crudele e viscido, grazie anche alla sua connessione fisica com tali figure fino a divenire il cattivo per antonomasia del cinema italiano dell’epoca, senza riuscire, però, a conquistare mai ruoli da protagonista, ad eccezione del personaggio brillante, interpretato nell’opera “Il Barone di Corbò“.

Le rappresentazioni importanti e pregevoli di questo arco di tempo furono il personaggio di Don Rodrigo nella versione cinematografica dell’opera “I promessi sposi” del 1941, con la regia di Mario Camerini ed il contrabbandiere di “Sotto la croce del sud, diretto da Guido Brignone, che paga per le sue colpe, affievolendosi barbaramente tra le sabbie mobili.

Tuttavia, la continuità di queste parti portò Enrico Musy, negli anni del dopoguerra, ad intervellare il cinema con l’attività teatrale: nel 1949 recitò con Camillo Pilotto e Lamberto Picasso nella commedia di Ugo Betti Corruzione al palazzo di giustizia per la regia di Orazio Spadaro. Nel medesimo anno, in occasione delle rappresentazioni di D’Annunzio, sbucò a Pescara nel “La figlia di Jorio“, ancora con Camillo Pilotto e con Elena Zareschi. Nel 1957 entrò anche a far parte della Compagnia Torrieri-Pisu.

Nello stesso periodo per il cinema, interpretò alcuni ruoli in numerosi film, diretto tra gli altri da Vittorio De Sica, Alberto Lattuada, Mauro Bolognigni, Michelangelo Antonioni, Eduardo De Filippo, Raffaello Matarazzo. Federico Fellini volle che interpretasse l’ennesimo ruolo di “malvagio” nella scena dell’orgia dell’opera “La dolce vita“. Inoltre, la sua presenza fu costante anche in molti film in costume di carattere mitologico, sempre, però, in ruoli di antagonista. Recitò, come se non bastasse, anche in televisione, limitandosi soltanto a ruoli secondari, sotto la regia di registi del calibro di Mario Landi, Edmo Fenoglio, Sandro Bolchi, Mario Lanfranchi e Daniele D’Anza.

Enrico Musy si sposò con l’attrice Gianna Pacetti, da cui ebbe anche un figlio di nome Gianni, nato anch’egli, per volere del destino, il 3 agosto, doppiatore ed attore. Nel 1966, per improvvisi problemi salutari, arrestò ogni genere di attività, morendo a Roma poco dopo il ritiro dalle scene; ci abbandonò circa cinquantaquattro anni ma oggi, nel giorno della sua nascita, vogliamo omaggiarlo, vogliamo onorare Enrico Musy, uno dei simboli del teatro antico ed odierno.