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Cangiullo e il Futurismo a Napoli

Francesco Cangiullo, ai novelli cultori della letteratura e dell’arte contemporanea italiana dirà poco, ma egli è il traghettatore del Futurismo a Napoli e del ruolo delle Avanguardie storiche.

Cangiullo cooptò il movimento fondato nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti nell’allora Napoli, capitale italiana di livello europeo su i generi di massa teatrali del cabaret e del café chantant, moduli teatrali su cui l’interesse del teatro futurista verteva e che trovavano in Cangiullo un professionista del palcoscenico nella realizzazione teorica e pragmatica futurista.

L’incontro con Marinetti avvenne nel 1910 durante un’esibizione al teatro Mercadante delle pieces futurista. L’adesione fu totale, come ricorda nel suo ultimo lavoro critico “Secolo che ci squarti, secolo che ci incanti” Antonio Saccone, ciò si evince dal ruolo che ebbero alcune opere cangiullesche all’interno dell’attività del movimento di rinnovamento eversivo marinettiano.

Dalle prima prove con Le cocottesche a La cocotta futurista, opere del Cangiullo a metà tra la verve canzonettistica e l’approdo al paroliberismo e all’ istrionismo palazzeschiano, fino al capolavoro cangiulliano, Piedigrotta, rappresentata per la prima volta al teatro Sprovieni di Roma nel 1914 e successivamente nel capoluogo partenopeo.

Nella Piedigrotta di Cangiullo, la città partenopea, come ci ricorda Saccone, nonostante la lontananza dai parametri della metropoli industrializzata ravvisata dal Marinetti e dall’arte futurista come Boccioni e Sant’Elia in Milano; Napoli diventa sfondo e locus amenus del divertessement e della freneticità moderna delle masse, del dinamismo e della simultaneità, in cui sotto il titolo rievocante la leggendaria festività folklorica,  in modalità verbo-visiva, viene data luce al carattere ludico anarcoide quanto grottesco del mondo piazzaiolo partenopeo.

Nella realizzazione Cangiullo rimaneggia anche gli strumenti musicali del folklore partenopeo legati alla festa di Piedigrotta diventano funzionale alla messa in scena delle pieces declamatorie futuriste, teorizzate da Marinetti nel manifesto omonimo del 1915.

La stessa Piedigrotta verrà editata dalla Edizioni Futuriste di Milano solo successivamente al manifesto marinettiano sulla declamazione secondo la linea artistica operativa presente nel modus operandi della prima Avanguardia storica.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."