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Smart working: gli effetti collaterali del post lockdown

Lo smart working ha contrassegnato le giornate della maggior parte degli italiani durante il lockdown dei mesi scorsi, causando non pochi problemi a chi assiduamente lavorava seduto al computer.

Nonostante, il cosiddetto “lavoro remoto”, abbia ridotto le distanze, tra lavoratori ed aziende, coloro che dichiarano di kiaver avuto degli effetti negativi, non sono pochi.

Sicuramente la sedentarietà è una delle varianti che ha condizionato la vita di quanti trascorrevano diverse ore fermi, con lo sguardo fisso al monitor del pc o del cellulare.

Inoltre, la maggior parte dei lavoratori, ha dichiarato che, la comunicazione appariva più difficile, nonostante si possa pensare il contrario. Una comunicazione sì veloce, ma poco efficace, spesso interrotta dai problemi di connessione, dovuti all’enorme carico di utenti connessi contemporaneamente.

Altro aspetto da non sottovalutare, è il fatto che il lavoro da casa, non consente una netta separazione tra vita lavorativa e vita privata che inevitabilmente s’intrecciano, accavallandosi e non consentendo di analizzare la sfera temporale entro cui si è immersi.

Smartworking: la parola agli psicologi

Secondo quanto rivelano gli psicologi e i neurologi italiani, i quali hanno condotto uno studio post lockdown, durante questo periodo, lo smartworking ha invaso le dimore, spazi personali, luogo dedito alla famiglia e identità dei componenti della stessa.

Ansia, stress e un’ora di lavoro in più al giorno, sono stati i risultati, ancora molto evidenti oggi, a distanza di qualche mese. Lo stress, soprattutto psicofisico, favorisce diversi problemi, sia di giorno, con le attività quotidiane, sia di notte, con sonno disturbato e discontinuo.

Circa il 46% degli intervistati, ha ammesso con convinzione di sentirsi più stressato e di provare ansia o panico in svariate situazioni, mentre il 48% ha dichiarato di aver lavorato circa un’ora in più al giorno: ossia circa 20 ore in più al mese.

Come ha spiegato la psicologa Laura Parolin, vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi: “Il lavoro da casa e l’impossibilità di uscire ci ha obbligato a una ridefinizione repentina degli equilibri tra lavoro, famiglia e tempo libero”.

Smart working: cosa si può fare ora per lenire gli effetti negativi

Ora, bisogna reinventare i propri spazi, magari dandogli un aspetto diverso, ed uscire quando è possibile, naturalmente con le dovute precauzioni.

Trovare del tempo da dedicare a sè stessi, e trascorrere se possibile poche ore al pc.

I medici (soprattutto posturologi ed ortopedici) inoltre, consigliano di svolgere attività fisica in modo costante, magari con degli esercizi semplici, che daranno tempo per rilassarsi e riflettere prima di iniziare la giornata. Se non è ancora sicuro andare all’aperto, o non si ha possibilià di uscire, ci si può sedere sederti vicino ad una finestra aperta e svolgere circa trenta di meditazione o yoga.

Ovviamente, comprendere che alcune reazioni, vissute come normali, in condizioni di stress acuto consente innanzitutto di tranquillizzarsi circa ciò che accade, soprattutto in riferimento ad ansia o panico e trovare per quanto è possibile una spiegazione plausibile.

Ricordiamo che è importante, stabilire dei confini tra lavoro e famiglia o rapporti interpersonali e sociali, pianificare le attivià accuratamente affinchè non invadano i propri spazi, prendersi delle pause, distrarsi, e sfruttare al massimo gli spazi. Una serie di accorgimenti che consentirà di lavorare meglio, o di risolvere i problemi dovuti alle costrizioni post covid.