Oggi è un giorno importante per la canzone napoletana, conosciuta non solo in Italia ma in tutto il mondo. Oggi, 7 luglio, ma del 1873 nasceva a Napoli Rodolfo Falvo, celebre musicista ed autore di grandi successi. La sua canzone più famosa, “Dicitencello vuje” è stata interpretata dai più grandi artisti italiani e stranieri come il tenore spagnolo Placido Domingo e Alan Sorrenti. La canzone rappresenta l’emblema di Napoli nel mondo ed è una delle dichiarazioni d’amore più belle nella storia della musica.
I primi passi nella musica
Rodolfo Falvo da giovane frequentò gli studi classici e si diplomò al Conservatorio di Napoli “San Pietro a Majella”. Alcuni problemi familiari, come la morte prematura del padre, lo costrinsero a cercare un impiego nelle poste. Ma Rodolfo non lasciò mai la musica, iniziando a scrivere i primi testi nel 1898 come “A simpaticona” e “A cerenara”.
Nel 1904 il musicista iniziò una collaborazione con Libero Bovio, con cui scrisse “Na’cammarella”, “Napulitana”, e successivamente la famosa “Guapparia”, eseguita nel 1914 al Teatro Miramar di Napoli da Diego Giannini.
Nel 1914 scrisse “Canzone garibaldina”, musica che gli procurò un grande successo oltre alle congratulazioni di Ricciotti Garibaldi. Era la vigilia del primo conflitto mondiale.
Le grandi collaborazioni
Rodolfo Falvo avviò importanti collaborazioni come quella con Aniello Califano per la canzone “O’mare e Mergellina”, con Ferdinando Russo per “Tammurriata palazzola“, e con Salvatore Di Giacomo per “Tu nun me vuò ‘cchiu bene”. Apprezzatissimo dal musicista e collega Pietro Mascagni, Falvo si guadagnò il soprannome di Mascagnino non solo per le straordinarie doti di compositore ma anche per una certa somiglianza somatica con l’illustre direttore d’orchestra.
Il capolavoro: Dicitencello vuje
Vittorio Parisi lanciò il suo capolavoro “Dicitencello vuje” al Teatro Augusteo di Napoli nel 1930. I versi sono di Enzo Fusco. Moltissimi artisti italiani hanno reinterpretato la celebre melodia negli anni. All’estero il successo è stato tale che molti artisti stranieri come Dean Martin e Nina Simone l’hanno adirittura tradotta in inglese.
Sembra che Lucio Dalla, in “Caruso” abbia utilizzato parole e musica dell’omonima canzone. Anche Gianna Nannini, in “Fotoromanza” ha tradotto uno dei versi più caratteristici della canzone (“ho perduto il sonno e la fantasia”).
Nonostante il grande successo, la casa editrice per cui la canzone fu scritta licenziò Falvo. La delusione e le pessime condizioni economiche accompagnarono l’artista fino al giorno della sua morte, avvenuta il 4 dicembre del 1937.
A Napoli e più di preciso, nel quartiere Vomero, c’è una strada che porta il suo nome.