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Salvatore Savino, l’indelebile rapporto con nonna Maria

La figura dei nonni: un’importanza straordinaria, molto spesso sottovalutata. Ma non per Salvatore Savino, che, addirittura, ha dedicato proprio un libro a sua nonna.. anzi, una vita intera. Accudito dalla nonna come un figlio naturale, Salvatore Savino nasce in una città impregnata di cultura, la bella Napoli, precisamente nel 1966.
Dopo trent’anni di professione nel mondo assicurativo, si consacra alla scrittura, quella tradizionale però, con la penna scrive e narra su carta le proprie emozioni e le proprie sofferenze. Le pagine, intrise di lacrime, devono essere tali, senza nessuna correzione e nessun cambiamento, ogni parola, rappresentata sulla carta, sgorga dal cuore e non deve subire nessun mutamento Con grande gentilezza ed un enorme disponibilità, Salvatore ha acconsentito a rispondere ad una serie di domande, poste dal team del XXI Secolo, riguardo la propria vita e la pubblicazione del nuovo romanzo “Mi basta che esisti“.
Dopo la partecipazione e la menzione speciale della giuria a “Concorsi Internazionali di Poesia” e la pubblicazione del suo primo romanzo “Lazzara e Nobile“, Savino realizza “Mi basta che esisti“, un libro magnifico, che valorizza la figura di Maria Giunta, moglie, madre e nonna, caratterizzata da una grande personalità e da un forte temperamento, in grado di affrontare e distruggere “lo scandalo” di una nascita prematura, quella di suo nipote, venuto al mondo da una madre giovane, forse troppo. Un bambino, però, che ella stessa amerà come un proprio figlio, contro qualunque tipo di avversità. Definito una storia nella storia, il romanzo quindi, si concentra sulle esperienze di questa famiglia, con uno scenario costituito da mutamenti sociali e politici.
La scelta del titolo descrive a pieno il magico rapporto tra i due protagonisti e l’amore che riempiva ogni angolo di esso. In contrapposizione con il presente e i rapporti definiti da lui stessi “falsati”, Salvatore ricorda la rilevanza e il valore della figura dei nonni: essi rappresentano l’esperienza, il racconto, i nonni sono la storia. Le loro figure simboleggiano il resoconto di un passato, che offre la possibilità di conoscere, almeno in parte, il futuro. Non bisogna mai rinunciare ad ascoltare la voce dei propri nonni, le loro storie ripetitive, testimonianza di eventi passati; è necessario sorridere, mostrare interesse, emozionarci come loro si emozionano durante i loro racconti, bisogna imparare ad apprezzare ogni loro azione, perché potrebbero scomparire da un momento all’altro, senza nemmeno rendersene conto. L’obiettivo dello scrittore napoletano, infatti, è proprio questo, tentare di impartire un insegnamento, di insegnare a riflettere e di scoprire o approfondire alcuni aspetti, nascosti nei profondi abissi delle nostre persone.
Salvatore, inoltre, ha espresso il suo disaccordo, in modo esplicito, riguardo gli anziani rinchiusi nelle case di riposo, coloro che scelgono di non vivere con i propri cari più anziani soltanto per comodità; come si potrebbe pensare che siano un fastidio all’interno del nucleo familiare? Durante questo periodo di lockdown, molte persone anziane hanno perso la vita, a causa del maledetto virus, in questi ospizi, senza il conforto e l’affetto dei propri cari, senza poterli piangere in modo giusto ed adeguato. Ma il caro Salvatore Savino invita tutti noi ad una profonda riflessione: essi sono andati via senza la presenza di nessuno, ma come vivevano precedentemente? La solitudine ha invaso i loro animi anche prima di morire, senza che nessuno se ne accorgesse. Un rapporto morto, dapprima della loro morte.
Non come quello di Salvatore Savino, destinato a non morire mai, un rapporto duraturo che continua ad essere lo stesso, nonostante l’assenza della sua cara nonna. Alla domanda “Come convivi adesso senza la sua figura?”, egli risponde in modo speciale, come la sua persona e come le emozioni che prova quando racconta di ella: “Appena mi accorgo che vivo senza mia nonna, ve lo faccio sapere“. Parole, dello scrittore napoletano, cariche di una forte valenza simbolica, fisicamente quella figura è assente, non riesce ad intravederla ma, come un nipote vuole bene alla propria nonna, o meglio, come un figlio ama la propria madre, anche Salvatore riesce ad avvertire le sue mani, le sue ginocchia sulle quali poggiava la propria testa, il suo affetto.
Savino ha promesso a sua nonna di scrivere un libro, basato sul rapporto speciale che avevano. “Le dissi che avrei portato a compimento un giorno in cui lei si sarebbe avviata al Paradiso, il legame tra noi era ed è qualcosa che va ben oltre gli schemi abituali dell’affetto tra nonna e nipote”. Sono state numerose le emozione travolgenti e le toccanti sensazioni che egli ha provato, durante la pubblicazione del suo romanzo. Una promessa durata parecchi anni, rimasta impressa per sempre. Non c’è stato nessun episodio che ha spinto Savino a scrivere quest’opera, ma il suo episodio è stato semplicemente la vita, perché “essa è un episodio dell’universo di Dio perché siamo tutti episodi, siamo puntate di un romanzo meraviglioso scritto dal Signore, di cui non conosciamo la trama. Nessuno di noi è l’artefice di un progetto, perché noi siamo il progetto“, una visione particolare quella di Salvatore, con la fede che rappresenta il cardine della sua vita.
Lo scrittore napoletano ha voluto, con il suo libro, rendere tutti partecipi della sua esperienza, ha voluto raccontare e testimoniare il suo rapporto incantato con la sua seconda madre, mostrare aspetti della sua vita che” probabilmente non tutti direbbero di sé stessi, perché ci sono anche aspetti negativi, difficoltà“. Lunga vita a te caro Salvatore perché, da questa tua piccola promessa, è nato qualcosa di veramente grande.