La foto, che fu protagonista delle prime pagine dei giornali in tutto il mondo l’8 giugno del 1972, ritrae una bambina nuda al centro della strada circondata da altri ragazzini. Alle loro spalle, alcuni soldati dell’esercito, durate quella che fu la guerra del Vietnam, o guerra di resistenza contro gli Stati Uniti, che ebbe luogo dal 1° novembre 1955 sino al 30 aprile 1975.
Il conflitto si svolse prevalentemente nel Vietnam del sud e divise il paese in due: il nord filorusso e il sud filostatunitense. Durante la guerra morirono più di 3 milioni di nordvietnamiti, 250 mila sudvietnamiti e 58 mila americani.
La protagonista del ritratto dell’8 giugno che divenne simbolo della guerra del Vietnam, è Kim Phuc all’età di nove anni, mentre fuggiva da Trang Bang, completamente nuda, dopo essere stata ustionata sulle braccia e sulla schiena da un bombardamento al napalm posto in essere dalle forze aeree del Vietnam del Sud. Fu il fotografo Nick Út a scattare l’immagine che non sarà più dimenticata.
Da quell’8 giugno il nome della bambina rimase sconosciuto per circa due giorni, ma la sua identità dopo alcuni anni sarebbe stata omaggiata attentamente dalla scrittrice canadese Denise Chong, che nel 1999 con La bambina della fotografia, ne avrebbe riportato la storia. Singolare il suo nome di cui “Phuc” significa “felicità” e “Kim” significa “dorata”. Kim era anche parte del nome delle sue sorelle, così lei veniva chiamata molto più spesso semplicemente Phuc.
I bombardamenti di quell’8 giugno uccisero 4 persone nel villaggio. Il fotografo autore del famoso scatto – e anche di altre foto rappresentative della guerra – vinse il premio Pulitzer, e la foto di Phuc fu anche scelta come World Press Photo of the Year del 1972.
Kim Phuc successivamente studiò a Cuba e nel 1992 sposò Bui Huy Toan. Si trasferì poi in Canada col marito dal quale ebbe due figli. Nel 1996 divenne cittadina canadese e nel 1997 fu nominata ambasciatrice dell’UNESCO. Nel corso della sua vita ha ricevuto un dottorato ad honorem in legge presso l’Università di York, a Toronto. Ciò grazie al suo impegno a sostegno delle vittime più piccole, proprio come lo era stata lei, delle guerre di tutto il mondo tramite la Kim Phuc Foundation International. Non si tratta dell’unico riconoscimento di questo genere, infatti le fu consegnata una laurea ad honorem in legge dalla Queen’s University a Kingston. Nel settembre del 2019 ha scritto lei stessa un’autobiografia dal titolo Il fuoco addosso.
Ci sono dei momenti nel mondo dell’arte, della comunicazione e della storia dai quali in qualche modo non si può più tornare indietro, ne segnano necessariamente la svolta.
Quando il fotografo Nick Út scattò quella fotografia fu costretto a portare il rullino alla redazione dell’Associated Press di Saigon che era a 40 chilometri di distanza. Cosa che non è accaduta quando, esattamente dopo 43 anni, il reporter ha deciso di ritornare negli stessi luoghi a scattare altre immagini, che immediatamente sono finite sulla pagina Instagram dell’Associated Press, posizionando subito il materiale alla portata del web.
Altro aspetto da tenere in considerazione è quello per cui a quel tempo il regolamento dell’agenzia non permetteva la pubblicazione di foto di nudo, ma per quell’occasione il capo dei fotografi dell’agenzia – Horst Faas – scelte di ovviare al regolamento poiché quella foto non si poteva fermare, così come non può essere fermato ogni atto di coraggio e “irregolarità” se ne va della più trasparente e corretta informazione, condivisione e “presenza”.