Fin dal principio si prevedeva una situazione del genere: mentre in alcune parti del mondo si imbocca la strada della ripresa e si tenta di ripartire da dove tutto è stato bloccato, in altre il Coronavirus si diffonde a macchia d’olio e continua a provocare un numero di vittime esorbitante e preoccupante, creando scompiglio e scatenando la paura all’interno delle popolazioni.
In America Latina accelera notevolmente l’epidemia di Covid-19. Nelle ultime ore è stato rilevato un dato allarmante: la cifra dei contagiati si aggira intorno a 52.000 in soltanto 24 ore, una settimana atroce e terribile per il continente, che ha confermato 975.406 casi e ha perso 50.110 vite. Sempre più critica appare la situazione in Brasile, che da solo ha segnalato oltre il 60% dei contagi in un solo giorno, circa 26.928, portando il totale generale a 498.440, quasi mezzo milione.
Lo stato brasiliano è diventato il quarto paese al mondo per numero di decessi. Sono 6 milioni di individui sul globo ad aver contratto il Coronavirus, di cui i due terzi nel continente europeo e negli Stati Uniti, cifra ottenuta dalla Afp, sulla base di dati ufficiali. Con le ulteriori notizie delle ultime ore, quindi, il Brasile ha “scalato le gerarchie” ed ha superato la Francia; seguono Stati Uniti con 103.000 vittime, Regno Unito 38.376 e la nostra povera Italia con 33.340.
In Bolivia quarantena totale e forzata, dove le presidenziali sono state inviate nuovamente dal governo provvisorio, mentre Evo Morales, presidente deposto, dall’Argentina studia come ritornare. Con lo sguardo rivolto verso l’Italia, invece, da subito il territorio argentino ha dichiarato la quarantena e, ad oggi, sono stato registrati 600 decessi. L’attuale crisi finanziaria offrirà un’ulteriore ragione al governo del presidente Alberto Fernández, per non pagare l’immenso debito estero, sulla scia del tracollo.
Per quanto riguarda il Cile, invece, quando il Coronavirus è arrivato qui, i manifestanti, reggenti in quel momento del Paese, hanno subito pensato che si trattasse di un’idea del governo Piñera per dichiarare il coprifuoco. Anche se la quarantena varia da regione a regione, secondo l’andamento dei contagi, le vittime sono numerose, anche se non raggiungono quota 1000.
A El Salvador l’isolamento è stato repentino, dove il presidente Bukele posticipa la riapertura del Paese più avanti ogni 15 giorni, applicando continuamente delle misure rigidissime. Cuba, invece, esporta medici, molti dei quali vedono una possibilità per uscire dall’Isola, anche se il governo concede loro soltanto una piccola parte dello stipendio ricevuto. C’è anche il Costa Rica, stato senza esercito, che ha registrato, fortunatamente, solo dieci morti per Coronavirus.
Una situazione complessa, oltre che preoccupante, per la perdita di vite umane, causate dal Coronavirus. Si augura che anche in questi paesi, dove il virus continua a diffondersi e a provocare danni ingenti, ci si rialzi e ci si avvicini alla “normalità”.