Teledipendenza. Schermi continuamente accesi durante l‘emergenza sanitaria.
Non è ancora alle nostre spalle, l’incubo del coronavirus, ma è già possibile rilevare alcuni dati interessanti: gli italiani, ma anche tutto il resto degli utenti al mondo hanno trascorso la maggior parte del tempo davanti alla Televisione. Galeotta la noia, il bisogno di rassicurazioni e alleggerimento. Ma non solo.
Gli utenti hanno incrementato gli share televisivi ( in Italia), soprattutto durante le comunicazioni a reti unificate del Premier Conte. I dati più recenti risalgono allo scorso 16 maggio in vista della riapertura dell’Italia, dopo il restrittivo lockdown. Si è confermato che durante il discorso del Premier c’è stato uno share del 57,7 %, è risultato quindi un appuntamento televisivo, che inoltre ha riunito anche le fasce dei più giovani. Ragazzi tra i 18 e 25 anni, che hanno utilizzato anche le varie piattaforme social per seguire. Secondo quanto affermato dalla misurazione dello Studio Frasi la televisione ha raggiunto << un indice di coesione sociale del 90%: un altissimo rapporto tra popolazione italiana e telespettatori.>> .
Questo è solo quel che concerne le comunicazioni di governo. Ma c’è dell’altro. Provando a spostare la lente dell’analisi arriviamo ad una riflessione inevitabile che tocca un aspetto più strettamente ambientale e psicologico.
La teledipendenza ha un impatto non indifferente sull’ambiente anche senza accorgercene
La nostra teledipendenza, infatti, ha un’influenza determinante sul mondo circostante. Come dimostrato dallo studio di Shift Project: la nostra vita online, con smartphone e pc inquina più delle industrie aeronautiche.
Si è addirittura attestato che il binge watching, espressione inglese che sta per” usufruire senza sosta di serie o programmi tv”, attraverso per esempio netflix, super attivo durante l’emergenza sanitaria, equivarrebbe al corrispettivo di un viaggio in macchina, in termini di consumo.
Dati che non risparmiano in ultimo, nemmeno i consumatori di musica online: attraverso le piattaforme digitali come spotify, un consumatore di musica online utilizza quasi 107 kilowatt di elettricità per usufruire del servizio.
Infine non è trascurabile l’aspetto psicologico. Da un lato la televisione ha contribuito a informare la stragrande maggioranza degli utenti, ma allo stesso tempo non possiamo non riflettere sul fatto che i media contribuiscono altrettanto all’influenza dei processi cognitivi dei soggetti.
L’infodemia cui abbiamo assistitito, è stata motivo di ulteriori ansie e preoccupazioni, talvolta incontrollabili soprattutto tra le fasce pisocologicamente più fragili. Molti sono stati infatti, psicologi e psicoterapeuti che attraverso linee guida, hanno indicato come gestire l’ondata spropositata di notizie e come controllare la teledipendenza, per arginare una condizione già difficile di per sé.