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Winspeare, documento illuminato della Napoli Moderna

La figura David Winspeare, nato a Portici il 22 maggio del 1775 ma britannico di origini, dato il legame della Casa Borbone e il mondo britannico, è emblematica per una definizione della storia di Napoli tra Antico Regime e Modernità.

David Winspeare fu educato alla scuola vichiana e illuminista del Mezzogiorno italiano, avente nomi tutelari come Ferdinando Galiani, Gaetano Filangieri e Eleonora De Fonseca; dopo le prime esperienze nel foro giuridico di Napoli, conseguì i primi incarichi pubblici.

L’avvio della carriera pubblica in ambito giuridico sarà attuata solo con l’età murattiana e la dominazione napoleonica; Gioacchino Murat nel 1808 affida a Winspeare l’incarico di Procuratore generale della Commissione Feudale. 

L’esperienza presso tale ente, avente come scopo di porre al vaglio le questioni e le liti giuridiche tra i baroni, predominanti nel regno anche dopo l’età di Carlo di Borbone, e le Università, cioè le autonomie comunali locali, darà i frutti per la sua riflessione giuridico-filosofica.

Winspeare infatti, si fece promotore della denuncia delle sistematiche ingiustizie e malversazioni imperversanti nel regno da parte della antica nobiltà e del ceto dei “galantuomini”.

L’esperienza giuridica avrà come massimo esito il testo, exemplum tardo illuminista e mera denuncia delle atrocità legali dell’antico regime imperversante nelle Mezzogiorno continentale, “Storia degli abusi feudali” del 1811.

Il trattato partiva dalla cronistroria della feudalità del Mezzogiorno, con particolare ottica sul regno di Napoli affidandosi ad una fitta documentazione cui poté accedere grazie alla sua posizione.

Secondo Winspeare, lo sviluppo del sistema feudale aveva arrecato degli esiti incongrui generanti effetti ritardanti e nefasti sulla civiltà, la morale e l’organizzazione economica e politica del regno di Napoli.

L’abuso delle Leggi, inoltre prospettava soluzioni risolutive l’approdo di misure illuministiche, culminando con l’abolizione del sistema feudale e le misure giuridiche di amministrazione della giustizia senza considerazioni dei principi di uguaglianza e libertà.

Alla fine dell’età Murattiana visse da esule per breve periodo ritornando nel regno restaurato di Ferdinando I Borbone, nel 1819 esercitando l’avvocatura.

Ciononostante, il suo prestigio gli valse la possibilità di esercitare incarichi statali presso la casa borbonica.

 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."