Luigi Vanvitelli era figlio d’arte, figlio del pittore olandese Gaspar Van Wittel, ma partenopeo per nascita (12 maggio 1700) e origini materne.
Il contatto formativo e crescita artistica del Vanvitelli, tra architettura e pittura con Napoli evolve con gli eventi storici settecenteschi, come la Guerra di secessione spagnola e austriaca, fino all’avvento del ramo cadetto dei Borbone che daranno l’avvio alla corte di Carlo I di Napoli.
La precocità del Vanvitelli, prese il via a partire dalla conoscenza dell’opera di Vitruvio e la scuola di Filippo Juvurra nella città Vaticana. Proprio Roma vede le prime realizzazioni dell’architettura vanvitelliana, costituita dall’approcciare ad un alleggerimento dello strabordare delle forme barocche e la ricerca di una compostezza, quanto alla stessa realizzazione di edifici di stampo religioso e pubblico, secondo i nuovi dettami europei.
Lo stile di Vanvitelli è dettato dalla capacità eclettica, una versatilità che lo pone al di sopra delle correnti artistiche coeve, quanto fautore della corrente che esploderà nell’età napoleonica, cioè il Neoclassicismo.
Il periodo napoletano borbonico, è il fulcro realizzativo e consacratorio dell’esperienza artistica quanto umana del Vanvitelli.
La parabola del Vanvitelli si esecra con la realizzazione della Reggia di Caserta, iniziata nel 1752, la quale entusiasmò la casa reale dei Borbone, ponendosi come innovatore del modello di Versailles e prestando l’orecchio al clima di dispotismo illuminato che da Vienna e Parigi invadeva l’Europa.
A ciò vanno aggiunte la realizzazione di alcuni impianti architettonici privati come Palazzo Doria d’Angri a p.zza Sette Settembre e il restauro del complesso della Basilica di Santa Maria degli Angeli di Forcella.
Tra le realizzazioni di Vanvitelli sul piano dell’assetto urbano della città di Napoli, esemplare è la realizzazione dell’allora Foro Carolino, tutt’ora presente come p.zza Dante nel cuore del centro storico.
L’attività del Vanvitelli era oggetto, come ci informa la biografia scritta dall’omonimo nipote, da uno studio frenetico e ostinato.
Parimenti l’uomo Vanvitelli era dedito alla frequentazione del San Carlo, patito del melodramma, ma anche accanito giocatore del lotto, pronto a consultare la smorfia secondo agli episodi accaduti nel regno.