26 aprile 1815. Sembra che non torni nulla alla mente, soltanto un aggregato di numeri sparsi tra loro. Ma anche una semplice data, dietro di sé, può nascondere un evento, che probabilmente ha caratterizzato la storia. Duecento cinque anni fa, le truppe austriache, al comando di Federico Bianchi, occupano Foligno, il cuore dell’Italia.
Nella guerra austro-napoletana, infatti, furono protagonisti l’Impero austriaco e il Regno di Napoli napoleonico. Quest’ultimo scese in guerra per sostenere l’imperatore francese e per ostacolare il tentativo di restaurazione dei Borboni sul trono di Napoli. L’esercito napoletano, guidato dal re Gioacchino Murat, si spinse, attraverso l’Italia centrale, fino ad Occhiobello, in Veneto, dove subì la prima sconfitta.
Ma Murat fu piegato prima a Forlì, abbandonando l’Italia settentrionale, e poi definitivamente nella battaglia di Tolentino. Il fallimento del re napoletano e quella di Napoleone, nello scontro di Waterloo, provocarono la detronizzazione di Murat e il ritorno al potere di Ferdinando IV. Sebbene ciò, la discesa in Italia degli austriaci determinò l’inizio delle catena di eventi, che portarono al Risorgimento italiano, di cui la guerra austro-napoletana ha funto da precursore.
Uno degli eventi più significativi della guerra austro-napoletana, fu certamente l’occupazione di Foligno da parte delle truppe austriache, guidate da Federico Bianchi. Il generale si diresse inizialmente verso l’Italia meridionale, con l’obiettivo di ostacolare i piani di Murat, che combatteva nel nord. Incalzato dalle truppe nemiche dopo la sconfitta di Occhiobello, il re napoletano si stava ritirando verso l’Adriatico.
Si realizzò così il piano di Bianchi: quest’ultimo avanzò su Firenze il 20 aprile, e poi, dopo pochi giorni, precisamente il 26 dello stesso mese, occupò Foligno, minacciando la strada della ritirata di Murat, mentre l’altro generale austriaco, Neipperg, era giunto a Fano; nonostante le due armate fossero non troppo distanti, erano ancora separate. Perciò Murat prese la decisione di attaccare e distruggere repentinamente Bianchi, prima che si potesse ricongiungere con Neipperg.
L’idea di Gioacchino non fu impeccabile e la sua campagna militare terminò il 4 maggio 1815, dopo aver subito una dura sconfitta nella battaglia di Tolentino. Ma la storia murattiana terminò qualche mese dopo con l’ultima spedizione navale, che il generale tentò dalla Corsica verso Napoli. Con 250 uomini, Murat voleva approdare nei dintorni di Salerno, ma fu costretto a cambiare rotta per via di una tempesta e sbarcò in Calabria, nel piccolo porto di Pizzo Calabro. Successivamente fu catturato e, dopo un rapido processo, fu fucilato.
Con la fine della guerra e il trattato di Casalenza, firmato a Capua il 20 maggio dello stesso anno. Dopo tre giorni, l’esercito austriaco entrò nella città partenopea, Ferdinando IV salì sul trono e il Regno di Napoli finì nelle mani dei Borboni.