17 aprile 1967: una semplice data, carica però di tanto valore. Infatti, essa rappresenta un giorno di fondamentale importanza per la città di Napoli e per tutto il mondo dello spettacolo. Era il pomeriggio del 17 aprile 1967 e Nino Taranto, con oltre duecentomila napoletani, decise di omaggiare il “Principe della risata“, dinanzi alla bara che custodiva il corpo di Totò, posata sul pavimento della chiesa di Sant’Eligio, in Piazza Mercato a Napoli.
Con voce affranta, addolorata, continuamente rotta dal singhiozzo, Antonio Eduardo Taranto ricordava il suo vecchio amico, il suo compagno di vita, sostenendo con sicurezza che si fosse trattato di un dialogo perché il caro Antonio de Curtis lo avrebbe sentito senza ombra di dubbio.
Totò è stato straordinario, ha fatto sorridere non solo una città totale, non soltanto una nazione intera, ma ha donato gioia e felicità a milioni di individui. È stato maestro del buonumore, emblema dell’allegria. In tanti hanno assistito al funerale del “Principe della risata“, morto due giorni prima nella sua casa romana dei Parioli, all’età di 69 anni.
Poco prima di morire, il comico napoletano era dispiaciuto per non essere riuscito ad impegnarsi adeguatamente e ad aver dato il massimo nella sua carriera artistica, pensando che nessuno lo avrebbe ricordato. Beh, che dire… si sbagliò sicuramente ed, anzi, è avvenuto tutt’altro.
“Esistono ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli come i cinesi e gli italiani di cui uno ignora Totò?”: queste le parole pronunciate da Umberto Eco. Perché il grande comico napoletano sbagliò anche sulla previsione del ricordo che della sua arte e della sua umanità ne avrebbero avuto gli italiani.
Antonio de Curtis, inoltre, è forse l’unico che, alla sua morte, ha ricevuto ben tre funerali: il primo a Roma con una partecipazione commossa di ventimila persone, tra cui tantissimi personaggi rappresentativi del mondo del cinema e della cultura, compresi coloro che lo hanno ritenuto un “attore grossolano”. Il secondo nella sua Napoli, con l’intero popolo ad inseguirlo verso l’ultima dimora. Il terzo, sempre nel capoluogo campano, una sorta di funerale bis con la bara naturalmente vuota, ma con uguale partecipazione di folla, nella chiesa di San Vincenzo nel Rione Sanità.
Era il 15 aprile 1967. Il “Principe della risata” si spense nella sua abitazione di via dei Monti Parioli 4, a Roma, in seguito a due giorni di agonia dovuti ad un attacco cardiaco. Nonostante ciò, Totò trascorse sereno l’ultimo giorno della sua esistenza, facendo progetti per il futuro; ha mantenuto la sua proverbiale leggerezza quasi fino alla fine. Tutti in questo momento, come cinquantatre anni fa, ricordano e piangono l’amato Antonio. Ma a provare delle pene più grandi e dolenti è la città in cui è nato ed è stato cullato, nella quale è cresciuto e diventato grande, la bella Napoli. La sua voce è nel cuore di tutti i napoletani che lo ringraziano per l’onore mostrato.