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Naomi Klein e il post emergenza sanitaria

Naomi Klein, scrittrice e giornalista, famosa per il saggio ”Shock Economy”, ha rilasciato una riflessione ad ampio respiro sulla testata ”El Salto”, giornale di informazione indipendente e piattaforma per il giornalismo cooperativo.

La Klein ha passato in rassegna i punti focali e le preoccupazioni maggiori che si creeranno una volta superato il pericolo dell’emergenza sanitaria.

L’attenzione attuale è stata proiettata per forza di cose alla salute e al contenimento del contagio, ma il problema sarà il dopo e riguarderà l’economia.

Come la crisi del 2008 portò ad un tracollo dell’economia in cui i governi spesero ingenti somme di capitale per salvare il sistema finanziario, anche adesso lo scotto sarà considerevole.

Il fatto problematico, secondo Naomi Klein, è che le strutture, che sono alla base dell’architettura dei sistemi, potrebbero rivolgersi ai cittadini, creando divari e disuguaglianze pericolose. Accentuando quei caratteri, che già da prima ne solcavano profondamente le differenze, sociali ed economiche.

La giornalista pone il focus su tutti i leader mondiali: non hanno ascoltato i campanelli d’allarme su questioni di collasso sanitario che esistevano già da prima e, imponendo una forte austerità, hanno lasciato che il sistema sanitario pubblico restasse senza quelle risorse atte a fronteggiare il pericolo imminente. E la spiegazione, secondo l’autrice, è il sistema capitalista che sacrifica ‘la vita su larga scala pur di avere il profitto’ facendo riferimento a Trump, il quale ha chiesto soccorso ai milionari americani per salvare il sistema economico.

Riflettendo poi su quanto è accaduto in Australia, gli incendi in Amazzonia e a milioni di persone in California, che si sono viste tagliare l’elettricità perché i fornitori hanno creduto fosse una buona pratica per prevenire eventuali incendi boschivi…Klein punta ai lettori: rivogliamo questa normalità?

La giornalista risponde: ”normale è mortale. La ‘normalità’ è una crisi gigantesca. Dobbiamo provocare una profonda trasformazione che porti a un’economia salva-vita. E’ necessario sviluppare nuovi strumenti di disobbedienza civile che ci permettano di agire a distanza. Senza dimenticare, che dobbiamo tornare a indignarci. Dobbiamo farci ispirare dai movimenti di massa che hanno rovesciato i governi nelle crisi precedenti. Ironicamente la lontananza può renderci più determinati ad avvicinarvi poi l’un l’altro.”