Cinquecento milioni di dollari è la cifra richiesta, per ripagare i danni che hanno subito gli acquirenti che si sono ritrovati in possesso di un iphone apple mal funzionante.
La truffa concerneva il rallentamento dei dispositivi telefonici meno recenti, da parte degli operatori tecnici stessi, i quali avrebbero così voluto avviare un circolo vizioso.
L’utente, che si apprestava a comperare il telefono di vecchia generazione del noto marchio, si sarebbe poi trovato costretto a sostituire lo stesso, a causa della sua modesta velocità, con un modello più recente.
Il caso giudiziario
Un giudice federale californiano dovrà quindi occuparsi del caso, nel corso di un’udienza che avrà inizio ad aprile.
L’impresa americana ha provato a giustificare il tutto, ammettendo la volontà e l’effettuata modifica dell’ iOS (il software che controlla i cellulari da loro fabbricati).
Tale operazione sarebbe stata eseguita non per trarre in inganno il pubblico, ma al contrario, per evitare che i loro apparecchi telefonici subissero un deterioramento delle batterie.
Un danneggiamento dell’accumulatore dell’energia di questi, spesso, comportava il loro spegnimento involontario.
Tuttavia, l’accusa sostiene che l’ente abbia agito con lo scopo di vendere i telefoni in anticipo alla sua vasta gamma di clienti.
La ditta californiana è stata allora obbligata ad aggiornare il software e a procedere alla riduzione dei prezzi dei condensatori.
L’accordo prevede inoltre che l’ Apple distribuisca dai trecentodieci ai cinquecento milioni di dollari agli avvocati querelanti dei possessori dei vecchi modelli iphone.
Questa è la situazione che emerge dai documenti legislativi disposti.
La situazione attuale nel mondo
Coloro che invece avevano acquistato un modello iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus, 7, 7Plus o Se, riceveranno una somma di 25 dollari ciascuno.
La quota aumenterà o si dimezzerà, a seconda del numero di persone che richiederanno il risarcimento danni e del costo totale della notifica della situazione.
Tra le vittime della fraudolenza anche fruitori di nazionalità italiana: l’Agcm, Autorità garante della concorrenza e del mercato, già nel 2018 sapeva della menzogna elaborata dalla società di Cook.