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Dott. Sgambati: la verità su Napoli est

Napoli est è una delle zone più particolari e suscettibili della città. Più volte ci siamo occupati della zona, con particolare riferimento a quella di Via Gianturco, data la nostra vicinanza, nonché l’attenzione profusa nei confronti del territorio circostante, venendo a conoscenza del caso del centro commerciale multietnico The New MaxHao.

Da subito attivi in merito ala questione, siamo scesi in campo per cercare di fare luce al riguardo, raccogliendo opinioni, informandoci ed intervistando le autorità competenti. A tal proposito, oggi, abbiamo avuto il piacere di intervistare il Dottor Carmine Sgambati, consigliere delegato in materia di Polizia metropolitana e beni confiscati, il quale è stato in grado di chiarire le nostre perplessità.

Egli ci ha permesso di comprendere la realtà dei fatti alla base del polverone sollevatosi, che ha travolto il centro commerciale.

Dott. Sgambati, l’intervista esclusiva

– Dott. Sgambati sappiamo che Lei è molto attento al territorio partenopeo. Secondo la stampa locale, Lei sarebbe l’iniziatore della denuncia effettuata nei confronti del centro commerciale multietnico The New MaxHao, sito in via Emanuele Gianturco. Potrebbe spiegarci il perché di questa sua azione?

«C’è un errore. La mia denuncia è molto molto più grave del semplice megastore cinese. Come si evince anche dalla commissione da me organizzata nel giorno 1 agosto, in quanto presidente della commissione patrimonio, che i riflettori sono puntati su tutt’altra situazione. Il centro è soltanto un puntino, perché i capannoni che sono stati costruiti in quell’area, in una situazione ex-industria, erano destinati all’attività industriale.

Essa paga minori oneri di urbanizzazione, quindi affittando i suddetti per attività industriali, non ci sarebbero stati problemi, ma se venissero affittati per la creazione di un’attività commerciale, essi dovrebbero pagare oneri di urbanizzazione cento volte maggiori.

Affittando un capannone per un’attività industriale, non posso richiedere un tipo di fitto per attività commerciale, perché, quando il titolare affittuario del capannone si reca a chiedere i permessi al Comune, non li ottiene.»

– La redazione del XXI Secolo, attenta da sempre al territorio ad essa circostante, nonché a ciò che accade in esso, è scesa in campo a tal proposito per cercare di comprendere il perché di un’azione tanto mirata. In una zona come quella di Via Gianturco, particolarmente prolifica dal punto di vista di tali attività commerciali, come mai l’attenzione è concentrata su un unico centro? Si ha già la sicurezza della regolarità degli altri? Da cosa deriva?

«Il centro non c’entra nulla. Io me lo sono ritrovato. In tutta la zona abbiamo calcolato una mancanza di 500milioni di euro non versati di oneri di urbanizzazione.

The New MaxHao, il centro travolto dall'ondata di disinformazione riguardante i casi di coronavirus a Napoli

La mia attenzione non era per la comunità cinese, che per la zona potrebbe rappresentare anche una valorizzazione. La mia attenzione era rivolta ai vari gruppi di napoletani, che hanno sfruttato l’insediamento industriale, capovolgendolo ad attività commerciale non legittima senza versare gli oneri di urbanizzazione dovuti.

Napoli est è tutta un’area, non è solo Gianturco.

Quando è stata fatta la commissione io mi sono posto una domanda Ma lì i vigili urbani non sono mai passati?

Sì, ma c’è questa situazione da vent’anni. Cosa è stato fatto? Verbali. Ma dopo di essi non si è proceduto in alcun modo.

Perché non c’è stata una misura più incisiva? Perché non c’è il sequestro dopo la perseveranza? E perché dopo la commissione non è stato interpellato l’assessorato che rilascia le licenze? E perché non è stato lanciato alcun input per andare a ricontrollare? Perché è finita qua?

Il Comune di Napoli è in predissesto, ciò vuol dire che manca denaro nelle casse. La Corte dei Conti non ha accettato il bilancio, ciò vuol dire che bisogna rivotarlo.

Per farlo, e per mantenerlo in piedi un altro anno, è necessario che il Comune formalizzi un debito che pagheranno i cittadini per altri trent’anni.

Questa situazione potrebbe sanare le casse del comune di Napoli.

Ci sono complessi di capannoni, strutture di 700/800 mq completamente abusivi.

Ho avuto modo di vedere con i miei occhi la situazione, un esempio: fitto un capannone, un fitto non dovuto, perché non posso avviare attività commerciali, che dinanzi presenta uno spazio pari al doppio del capannone stesso, lo chiudo creando un parcheggio. Ho un capannone ed un parcheggio abusivo.

Ma questo è solo uno tra le migliaia di casi presenti.

In una città che soffre per la contrazione del bilancio comunale, che impedisce la fornitura di servizi al cittadino, è lecito che si intervenga. La procura vuole vederci chiaro, ma sono ormai vent’anni che la situazione è tale.

In dieci anni il comune ha perso 550milioni di imposte non pagate, dimostrata dalla consulenza di professionisti. Questa somma, da sola, basterebbe a risanare il dissesto del Comune.

Bisogna poi considerare che ci sono anche capannoni che hanno raddoppiato la loro estensione grazie alla costruzione di soppalchi, facendo lievitare le tasse dovute al comune, perché seppur gli oneri di urbanizzazione vengano calcolati sull’estensione reale della struttura, le tasse come TARI e TASI vengono calcolate sulla superficie fruibile dal punto di vista produttivo, quindi anche sulla superficie soppalcata.

Quando ho organizzato questa commissione, qualcuno mi ha chiesto se avessi parlato con il Questore per ottenere una scorta. La cosa è grave, è una bomba.»

– Sappiamo che il centro commerciale è già stato al centro di un polverone simile precedentemente, ma che lo stesso ne sia uscito vincitore. Da cosa deriva questa seconda denuncia? È certo che vi sia un vizio reale?

«Non ce l’abbiamo con quel centro, che molto probabilmente è regolare, avendo vinto già una causa. Sono certo che hanno anche pagato.

Mi sorge un altro dubbio: Da cosa volevano distrarci?»

– Il centro ha esborsato un’ingente somma di denaro per il pagamento degli oneri di urbanizzazione. Come mai non sono stati effettuati i dovuti controlli precedentemente al pagamento?

«Questo bisogna chiederlo ai vigili urbani ed è ciò che mi chiedo anche io.

Perché non ci sono stati i dovuti controlli preventivi?

Se a casa mia eseguo dei lavori senza i permessi ed i vicini denunciano il fatto, i vigili urbani corrono. In quella zona è stata costruita una città senza che venissero effettuati controlli.»

– In una zona come quella di Via Gianturco, la quale è particolarmente ricca di problemi, come d’altronde sottolineava il Presidente della IV Municipalità, il Dott. Giampiero Perrella, tra i quali spicca quello dell’elevata mole di traffico nella zona, a causa dell’interporto che insiste su di essa, della scarsa attrattività del territorio, dalla presenza di zingari, sempre maggiore, che sta facendo si di rendere la zona un vero e proprio “quartiere dormitorio” un’attività commerciale come quella svolta dal The New MaxHao non potrebbe essere considerata come elemento di rilancio e rivalutazione?

«È la stessa cosa che dicevo io prima, quel centro può sicuramente essere considerato come elemento di rilancio e rivalutazione, grazie al commercio e al lavoro. Il centro non c’entra nulla. Dietro il centro c’è una città con mille capannoni che non hanno mai pagato, e non sono cinesi, sono italiani, anzi napoletani. Basta fare un giro per Napoli est per capire la dimensione del fenomeno.»

Il XXI Secolo ringrazia il Dott. Sgambati per la disponibilità e la cortesia, all’insegna delle quali si è svolto il nostro incontro, nonché per i chiarimenti offerti.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II