Indira Priyadarshini Nehru-Gandhi fu Primo ministro indiano, l’unica donna a ricoprire questa carica e anche la seconda ministra per anzianità di servizio.
Unica figlia del primo ministro indiano Jawaharlal Nehru, subì l’influenza del forte impegno politico di suo padre e di suo nonno. Prese il nome dal marito Feroze Gandhi, dal quale però si separò presto.
Il volgersi alla politica coincise, in Indira, con il raggiungimento dell’indipendenza indiana nel 1947 e la nomina del padre a Primo ministro.
Indira è conosciuta anche per la varie politiche, prima conservatrici poi più socialiste, con le quali cercò di modernizzare l’India. Prima tentò, infatti, di estromettere i governi di sinistra; in seguito, procedette alla nazionalizzazione di una decina di banche d’affari, limitò la proprietà privata e cancellò i privilegi dei nobili, per sradicare povertà e ingiustizie.
La successiva campagna elettorale la vide ancora trionfare.
Nel 1975 un tribunale la ritenne colpevole di brogli elettorali. Nello stesso anno il paese fu attraversato da un’ondata di proteste e spinte secessioniste, che portarono la Gandhi a proclamare lo stato d’emergenza nazionale: i diritti civili furono sospesi e leggi speciali resero non valida la sentenza che l’aveva accusata di brogli.
Migliaia di oppositori e sindacalisti furono imprigionati, molti sparirono nel nulla, la libertà di stampa fu ridotta ai minimi termini.
Nel 1977, Indira pose fine allo stato d’emergenza, rilasciò i prigionieri politici, e annunciò elezioni. Quando si tornò alle urne, tuttavia, il suo partito fu sconfitto.
Nuove elezioni furono indette per il 1980. Indira, nel frattempo si era affermata come capo dell’opposizione e vinse le elezioni.
Il nuovo mandato fu comunque segnato da tumulti nazionali.
All’inizio degli anni ottanta si sviluppò in India un movimento sikh che perseguiva l’indipendenza del Punjab indiano. Indira Gandhi scatenò un attacco con una sanguinosa occupazione del tempio sacro dei sikh, allo scopo di evitare spinte indipendentistiche del Punjab.
Indira fu assassinata il 31 ottobre 1984 dalle sue due guardie del corpo sikh.
“Non ho l’ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio militare. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l’India”. Sono state le parole che Indira, la sera del 30 ottobre, aveva detto durante un discorso.