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Un’agorà per Dante Alighieri a Napoli

Nonostante il Sommo Poeta, Dante Alighieri non abbia mai varcato la terra di Parthenope, in tutta la sua magnificenza campeggia il monumento della padre della lingua italiana nel cuore dell’attuale urbs nell’omonima piazza.

In pochi sanno che laddove oggi vi è il fautore della Commedia, un tempo vigeva la statua di Re Carlo di Borbone, soppiantata successivamente ed a seguito di una cronistoria quasi picaresca.

L’idea di un monumento a Dante a Napoli, diversamente da quella che ispirò la lirica leopardiana del 1818, sorse allo scrittore Vittorio Imbriani a seguito di numerosi viaggi in Germania in cui osservò la presenza di sculture dedicati ai padri dello Strum und Drug.

Successivamente fautore dell’iniziativa divenne il patriota e letterato Luigi Settembrini, il quale negli immediati anni post-unitari, ricalcando anche il mito risorgimentale creatosi intorno alla figura di Dante, si fece promotore di una concreta iniziativa: nel 1862 organizzò, infatti la “società dantesca” allo scopo di raccogliere fondi presso i suoi concittadini per la realizzazione del monumento .

Oltre all’influsso politico che dal Foscolo del “ghibellini fuggiasco” politicizzato dei Sepolcri che approda nell’esegesi 800esca che approda fino al Carducci, Dante assurge anche a personalità intellettuale e umana di riferimento, anello di congiunzione nella creazione di una tradizione del neo stato italiano.

Come Settembrini riferiva nelle “Lezioni di Letteratura Italiana” Dante è l’emblema dell’unità nazionale e dell’identità spirituale italiana, quanto un grande modello etico e pedagogico.

L’iniziativa però ebbe una larga battuta d’arresto. I realizzatori materiali, gli scultori Tito Angelini e Tommaso Solari nonostante prestassero gratuitamente la loro opera, la società dantesca doveva contribuire alle spese materiali e i contributi economici scarni e dispersi videro decadere il progetto come testimoniano i documenti del Settembrini.

Solo nel 1877 il monumento vedrà luce, grazie all’intervento dell’allora sindaco di Napoli, Paolo Emilio Imbriani, amico del patriota napoletano che addebitò l’intera spesa al Comune realizzando quell’opera, “puro e disposto a salir le stelle”.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."