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Lo spreco a mensa

Che sia inappetenza o poco tempo a disposizione per mangiare, il dato di fatto è che nelle mense scolastiche si arriva a sprecare fino al 30% del cibo portato in tavola. È quanto emerge da un rapporto diffuso da Cittadinanzattiva, secondo il quale le famiglie italiane spendono, in media, 80 euro al mese per sostenere i pasti dei loro figli.

Solo un bimbo su dieci mangia tutti i cibi serviti a mensa, mentre due su cinque lamentano di non aver abbastanza tempo per mangiare. Di sicuro, la colpa non è della qualità o delle quantità, in quanto due bambini su tre affermano che le porzioni sono equilibrate e il menù sufficientemente vario. Il cibo sprecato giornalmente varia dal 10% al 30%. Di questi, solo una piccola parte, circa l’11%, verrebbe riciclata.

I cibi più graditi risultano gelati, dolci, pizza e pane, seguiti a distanza da carne, frutta e pasta al pomodoro. Meno apprezzati, invece, le verdure cotte o a minestra, il pesce, le verdure crude e la pasta in bianco.

La media della spesa familiare, per la mensa, è di 83 euro al mese nella scuola primaria, mentre di 82 euro nella scuola dell’infanzia. Il Nord si conferma l’area geografica con le tariffe più elevate, 842 euro per nove mesi di mensa nella scuola primaria e 841 euro in quella dell’infanzia; segue il Centro, con 724 euro nella primaria e 704 euro nell’infanzia; più contenuti i costi al Sud, con 644 euro nella primaria e 632 nell’infanzia.

Il costo crescente del servizio ed i timori per una gestione poco sicura e non di qualità delle mense scolastiche ha favorito l’insorgere di soluzioni fai da te, come il pasto da casa, che mostrano indubbie criticità, a oggi irrisolte, nonostante la recente sentenza della Cassazione e, parallelamente, la diffusione di esperienze, innovative e positive, di autogestione del servizio in realtà medio-piccole. Per questo chiediamo al Ministero della Salute di varare al più presto le nuove linee guida sulla ristorazione scolastica, ferme al 2010, e al governo di far ripartire un percorso legislativo che ripensi il servizio di ristorazione scolastico“, spiega Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva.