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Dietro le quinte con Aldo Leonardi

La carriera di Aldo Leonardi, classe 1947, è un caleidoscopio di avventure artistiche che l’hanno portato a solcare ed affiancare il palcoscenico ed il grande schermo con personalità del mondo dello spettacolo partenopeo celebre in tutta Italia come il David di Donatello 2003 Ernesto Mahieux, oltre allo straordinario connubio artistico intrapreso con la compagnia di Oscar di Maio, venendo a contatto con nomi quali Olimpia di Maio e Antonio Allocca.

Ma, il nome del Leonardi è soprattutto associato all’anima del leitmotiv della scrittura; come autore soprattutto presso la compagnia di Di Maio è riuscito sempre a dar prova di un senso del comico non poggiante sul lazzo volgare, ma sulla battuta di spirito tipica del cabaret napoletano e al procedimento d’incomunicabilità e fraintendimento che rinvia alla commedia scarpettiana, superando le frontiere del mero dialetto da caratterista.

In occasione della partecipazione alla seconda stagione alla serie de “I Sovrani”, il XXISecolo ha incontrato il noto attore e autore partenopeo, il quale ci ha portato con garbo dietro le quinte del suo lavoro di autore e di attore, raccontandoci vita, morte e miracoli di questa professione.

La poliedricità della Sua attività la contraddistingue per esser sia attore che autore sul palcoscenico e sul grande schermo. Quando ha preso il via suo lungo iter?

A.L.<<La mia passione per il teatri nasce molto tempo fa, avevo circa sette anni ed in una rappresentazione natalizia facevo la comparsa, ero un angioletto sulla scena, ed ero l’unico a di spalle. Ero maledettamente timido. E fu proprio per vincere questa timidezza che continuai nel mondo dello spettacolo e precisamente nel cabaret. Allora, e pure adesso, non avevo soldi per pagarmi un autore, cominciai a scrivere monologhi per me stesso ed iniziai a fare l’autore.>>

Data proprio la Sua lunga attività, potrebbe illustrarci come è cambiatio negli anni il lavoro dell’autore e dell’attore?

A.L. << Il mestiere di attore/autore generalmente è rimasto sempre uguale. Sicuramente adesso è più difficile fare questo lavoro. Ci sono sempre meno soldi e quindi meno mercato e meno opportunità. Gli attori/autori vengono pagati sempre meno e c’ è meno lavoro, quindi è un mestiere di grandi soddisfazioni e  gratificazione quando lavori, ma anche di grande frustrazione quando rimani a lungo fermo.>>

Il pubblico meridionale e campano, soprattutto, la ricorda in modo particolare per la straordinaria stagione al fianco di Oscar di Maio. Potrebbe descriverci in breve quell’annata sensazionale per la scena partenopea?

<<Ancor prima di parlare del mio incontro con Oscar di Maio, devo citare un altro incontro importante, con Ernesto Mahieux, David di Donatello 2003, con cui ho lavorato e scritto cento puntate della sit-com “O’ Nciucio”. Il periodo con Oscar di Maio, dal 2003 al 2012, è stato un periodo eccezionale ed indimenticabile. Sono stato autore di ben cinquecento Telecafoni, di 60 sit-com Casa di Maio,  svariati varietà e l’esperienza pluriennale nella sua compagnia con attori del calibro di Olimpia di Maio, Antonio Allocca, Giulio Adinolfi, Anna Fiorelli e Mimmo Sepe.>>

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Proprio in vista della seconda stagione de I Sovrani, in cui prenderà parte insieme a lei il fiore della comicità attuale meridionale e campana, può illustrarci come è nata la questa esperienza e magari anticiparci qualcosa?

<<Per quanto riguarda I Sovrani-scritta da Marco Lanzuise e Salvatore Turco- ho avuto il piacere e l’onore di partecipare nell’attuale seconda edizione. Un’idea molto originale nata da uno spot per la ditta Tufano, che poi è diventato una serie televisiva di 10 puntate dalla durata di 15 min che racconta la storia del Settecento Napoletano in chiave ironica e comportante il coinvolgimento di 120 attori, la realizzazione di oltre 200 costumi d’epoca e diverse location.>>

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."