Oggi i principali giornali australiani hanno pubblicato presentando una prima pagina totalmente oscurata, tale gesto nasce in risposta a una legge che limiterebbe la libertà di stampa.
Si presentano compatti i giornali della nazione, i quali contestano le idee del primo ministro Scott Morrison, in particolare ad essere contestato sarebbe un provvedimento che limiterebbe l’informazione fornita dal giornalismo investigativo.
I fatti. La protesta è cominciata dopo l’irruzione delle forze dell’ordine a giugno presso la sede centrale della ABC di Sidney, nello specifico l’intervento sarebbe stato finalizzato al controllo di una giornalista della News Corp.
I controlli avvenuti negli uffici della televisione pubblica riguardavano un programma del 2018 che presentava un servizio sulla condotta dell’esercito australiano in Afghanistan.
Prima dell’irruzione c’erano stati dei precedenti : la casa della giornalista Annika Smethurst era stata perquisita, la giornalista ha pubblicato un articolo lo scorso anno nel quale asseriva che il governo controllava in modo illecito mail, messaggi e movimenti bancari dei cittadini.
A prendere posizione è il sindacato delle testate giornalistiche che afferma che negli ultimi anni sono state approvate diverse leggi che hanno limitato il lavoro dei media. La prima pagina dei quotidiani nazionali in nero coincide con un’indagine del governo che venerdì ha ascoltato i giornalisti, questi hanno precisato che le attuali leggi sulla sicurezza stanno limitando lo svolgimento della professione, avendo un impatto anche sulla disponibilità di eventuali fonti.
Denis Muller, portavoce delle associazioni giornalistiche, ha dichiarato a SBS News : “Per la prima volta in assoluto, le principali organizzazioni mediatiche australiane si sono unite per difendere la crescente minaccia al diritto di ogni australiano di avere informazioni che incidono sulla propria vita. Rispetto alla Nuova Zelanda, agli Stati Uniti, al Regno Unito e al Canada, le leggi sull’intelligence e sulla sicurezza nazionale in Australia sono tra le più oppressive”.