Sarebbero almeno 130 le persone morte in India, Bangladesh e Nepal a causa delle forti piogge e rispettive inondazioni portate dai monsoni.
I monsoni sono dei venti caldi tipici dell’oceano Indiano, in grado di influenzare il clima del subcontinente indiano e di parte dell’Indocina.
La parte nord-orientale dell’India è quella più martoriata, una stima vede almeno 3 milioni di persone sfollate, a causa dei danni provocati dalle alluvioni.
Nello stato dell’Assam, il fiume Brahmaputra ha inondato circa 1.800 centri abitati.
Ogni anno le inondazioni causate dai monsoni provocano centinaia di morti e milioni di sfollati nell’Asia meridionale.
Le forti piogge erano già state causa di svariati problemi e alluvioni la scorsa settimana. Nel 2017 tra India, Nepal e Bangladesh morirono circa 800 persone a causa del monsone.
Il primo ministro dell’Assam, Sarbananda Sonowal, ha confermato che 31 distretti su 32 sono stati interessati dalle alluvioni.
Lo stato indiano è famoso soprattutto a causa delle coltivazioni del tè e deve fare i conti con le inondazioni ogni anno. Nel corso del tempo sono stati effettuati diversi interventi preventivi, investendo diversi milioni di rupie, ad esempio, per mettere in sicurezza gli argini dei fiumi.
In Nepal le alluvioni hanno causato la morte di almeno 67 persone, secondo quanto riportano le prime stime della polizia, contando almeno una trentina di dispersi e 38 feriti. La settimana scorsa le autorità del Bangladesh avevano già divulgato la notizia riguardante circa 30 persone morte.
La stagione dei monsoni dura pressappoco da giugno a settembre.