Seppur le polemiche riguardo il clamoroso fallimento del progetto di fusione fra Fca e Renault, causato dallo spiccato interventismo del governo francese, non accennino a placarsi, per Fiat Chrysler Automobiles è già giunto il tempo di andare oltre e guardare avanti.
L’amministratore delegato, Mike Manley, non ha scrupoli al riguardo, dicendosi fermo sulle porprie convinzioni.
“Nei prossimi dieci anni dimostreremo ancora una volta al mondo chi siamo. Non abbiamo deciso di ritirarci dall’operazione perché non consideriamo Renault un buon partner, ma perché non c’erano le giuste circostanze. La priorità mia e di John Elkann è quella di non mettere mai a repentaglio la società e i nostri colleghi. A volte è difficile ritirarsi, ma a volte è davvero la cosa giusta da fare”, ha affermato giovedì presso l’Heritage Hub Fiat a Torino, davanti a un gruppo di 200 dipendenti riuniti, a poche ore dalla rottura, nonché poco prima di ripartire per gli States.
“Tutti gli occhi ora saranno puntati su di noi. E va bene così. Voglio che vedano e che capiscano che noi continueremo a lavorare per raggiungere gli obiettivi annuali che ci siamo prefissati. Abbiamo l’opportunità di far vedere due cose. La prima è che siamo una società speciale. La seconda, ancora più importante, è quanto sono speciali le nostre persone”, continua.
Fca, oggi finanziariamente in ottime condizioni economiche, guarda avanti, ciò significa costruire l’agognata alleanza. Il gruppo, presieduto da John Elkann, necessita di un partner solido per condividere gli investimenti su piattaforme di nuova generazione modulari, al fine di produrre auto diverse per tipologia e marchio.
I bookmaker puntano adesso sulla coreana Hyundai (che controlla Kia) e sulla cinese Geely, proprietaria di Volvo, Lotus e del pacchetto più sostanzioso di Daimler-Mercedes.
I coreani potrebbero essere un alleato interessante, grazie alla qualità molto alta, alle piattaforme modernissime e ad una gamma completa di motori di ogni tipologia.
Geely anche vanta piattaforme avanzatissime, ottime tecnologie e capitali. La difficoltà in questo caso sta nell’accettazione da parte del presidente Usa, Donald Trump, che i cinesi possano diventare comproprietari di due icone americane come Jeep e Ram.
L’interesse torna anche alla General Motors, alleanza di cui Trump sarebbe molto entusiasta, ma ciò porterebbe la bilancia Fca a pendere pericolosamente verso Detroit a scapito di Torino.