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Musica, ecco il Borderline di Skap

L’esperienza artistica di Enzo Skap è un itinerario creatosi in divenire. Da giovanissimo si interessa di musica, vista come riflesso emotivo e conoscitivo delle proprie realtà quotidiane. Con l’uscita di Borderline, primo lavoro discografico del talento emergente dell’hinterland partenopeo, si materializza una ricerca musicale che abbraccia sia il racconto tipico dell’hip hop che sonorità estranee come l’indie, per un risultato sperimentale e innovativo. Annunciato dal videoclip del singolo Sarah Lynn, prodotto interamente dalla Borderline Records, ad un mese circa dalla sua uscita presente su tutte le piattaforme digitali, noi del 21 secolo abbiamo incontrato il giovane rapper partenopeo per scambiare due chiacchiere sul disco non solo.

Enzo, ci puoi dire come nasce questo tuo lavoro discografico?

<<Il mio ultimo lavoro discografico è un’idea che avevamo in testa da tempo. Dico avevamo, perché tutto ciò che faccio musicalmente, avviene insieme al mio protuttore, Vittorio, cioè dj Ghon. In poche parole, tutto è nato da un pezzo che caricammo su YouTube, Chiamami, pezzo che non aveva un genere ben preciso, né seguiva degli schemi. Il buon riscontro avuto, nonostante fosse sperimentale, nuovo, ci ha portato ad voler concretizzare questo progetto. A lungo ci abbiamo pensato e provato nel realizzare qualcosa.>>

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Avete provato con un EP inizialmente?

<<No, nemmeno un EP. Io amo scrivere. Sé mi metto in un giorno riempio un quaderno. La decisione di fare l’album si è manifestata paino piano. Progressivamente. All’inizio volevamo fare poche tracce, una raccolta con anche tutti i pezzi vecchi che già avevo registrato e prodotto, come quelli circolanti in web, su Spotify o su YouTube. Molte persone mi avevano consigliato questo, di metterli insieme. Il fremere della produzione di dj Ghon, che ogni giorno con passare del tempo, mi proponeva sempre nuovi beat, sono impazzito nello scrivere e ha fatto nascere questi pezzi uno dietro l’altro. Non ti nascondo che all’inizio dovevano essere sette pezzi, poi man mano avendo sempre cose nuove da dire, ad undici abbiamo deciso di fermarci. Infatti, una delle tracce ultime nate sono Maletiempo e Dietro un finestrino. Maletiempo nasce proprio per sopperire ad una mancanza che sentivo, forse quella napoletaneità, collegata alle mie origini ed a quello che sono. Ecco perché ho scelto di parlare d’amore ma in napoletano, in dialetto. L’ultimo proprio, Dietro a un finestrino, partorito a lavoro finito nasce invece per una goliardata, in studio, una sera. Lo abbiamo prodotto con suoni real e non ha nulla a che vedere con l’hip hop tradizionale, infatti abbiamo adottato arrangiamenti strumentali, con batteria e chitarre. Con la loro aggiunta siamo arrivati a quota undici definitiva.>>

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Come nasce il tuo lavoro tra tracce e testi, soprattutto i testi, dato che hai professato dedizione alla scrittura?

<<I miei testi sono un turbine di parole che circola per la mia testa. Infatti, io sono tipico riempire di frasi sconnesse o scollegate tra loro le note del mio cellulare, ad esempio se sono in treno o di notte, non esito e intraprendo a scrivere. Tutto ciò che arriva a me in mente, che siano momenti o situazioni o anche persone, alla fine io cerco di unirle tutte al fine di farne un pezzo. Non mi piace essere forzato, credo nella liberalità nel fare, più me lo impongo e meno sarei capace di farlo come io ritengo debba essere. Sarei capace anche di scriverlo ma non è per me adeguato. I pezzi non sono scritti in base a cosa voglio o penso io, cerco di mettere a parole, emozioni e sensazioni che siano oggettive, provate da me o da altre persone e questo mi rende felice. Proprio usando la mia introspezione, mi è capitato molte volte che persone mi dicessero di rispecchiarsi nelle mie parole per una particolare condizione o situazione, e ciò mi piace tantissimo, soprattutto mi fa capire che sto facendo un buon lavoro, capendo anche tutto l’apporto che c’è dietro. Spesso anche in studio è capitato che nascono i pezzi, chiudendoci dentro io e Vittorio. Mentre lui produce i beat, piano piano è successo che prendesse forma poi il pezzo.>>

Come sono nate le tracce di Borderline sul piano musicale?

<<Borderline è un misto di tutte le cose che mi hanno accompagnato da bambino fino ad oggi. Nel senso che, a livello di rap vero, sono assenti le tematiche tradizionali, quelle di perferia. Io mi sono svvicinato al rap tra 2005 e 2006, con i Co’ Sang. Ma tali argomenti crudi nel mio disco sono assenti. Ho dato un’impronta descrittiva dell’amore in tutte le sue sfaccettature adottando un piano estetico introspettivo. Tra i generi che mi hanno influenzato, immancabile sono le sonorità della mia terra, che mi ha fatto crescere, come ad esempio Pino Daniele. Le mie linee poste spesso sono chiamate romantiche, ma credo che una tale linea, per un partenopeo sia fisiologica, naturale. Per le sonorità negli ultimi anni assai ha inciso su me l’ascolto di XXX Tentacion. Se dovessi dire un preciso artista che mi ha influezato è impossibile. La mia crescita è un mix di suoni e generi che con il tempo ha preso forma.>>

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Riguardo ai tempi di gestazione, in quanto avete realizzato il disco?

<<L’idea dell’album è nata circa due anni fa. Dopo aver scritto Chiamami, in quest’arco di tempo si è realizzato definitivamente. Il lavoro con dj Ghon per Chiamami fu un input. C’è stato un periodo iniziale in cui sono nati brani come Benzina, insieme ad altri che hanno inaugurato il nostro lavoro. Successivamente però li abbiamo rivisti e ridefiniti. Nella fase iniziale registrammo di corsa tre-quattro pezzi. Ma dopo questo sprint ci siamo un po’ fermati per alcune problematiche, sempre senza perdere di vista l’obiettivo finale che ci eravamo proposti. A novembre 2018, con l’uscita del videoclip di Sara Lynn, realizzato con Gaetano de Angelis. I buoni riscontri avuti ci hanno spinti, a lavoro finito di Borderline, a rimettere mano ad esso. Infatti, come ti ho detto avevamo già nove tracce. L’insieme che sono io l’abbiamo raggiunto con l’aggiunta finale delle ultime due. Quindi ecco perché secondo il mio conto sono occorsi due anni di lavoro. Per me in questi due anni si è evoluta la tendenza musicale. Se due anni fa avessimo prodotto il disco, principalmente l’occhio doveva essere strizzato alla trap, adesso invece avremmo dovuto guardare all’indie. Purtroppo abbiamo scelto un discorso che non definisco egoistico, ma creativo, cercando di fare quello che ci piace. Quello che realizzi è del pubblico che ascolta, ma naturalmente facendoci apprezzare sempre, nonostante le difficoltà. Nell’evoluzione dei gusti musicali che abbiamo attraversato abbiamo cercato di restare autentici, cercando di fare le cose nostre. In un pezzo del disco affronto questa tematica, Bukowski. Nel fare il parallelismo tra me ed il poeta americano, cerco di parlare di me dalle mie origini artistiche, delle conseguenze annesse al di là del prodotto, ma del lavoro che c’è dietro, delle porte in faccia che prendi nel mondo musicale. Il tema di fondo in Bukowski è proprio l’ispirazione che oggi sembra decaduta, insieme alle tematiche vere di un testo. Ciò spiega perché faccio nel ritornello determinate asserzioni. >>

Come nasce invece il titolo dell’album, perché Borderline?

<<Nel titolo, ho cercato qualcosa che potesse identificarmi. Il titolo dell’album, eponimo alla prima canzone del disco, si ricollega alle mie caratteristiche. Io sono una persona che vive tutto al limite, che siano emozioni, circostanze o persone. molte volte mi trovo al limite e forse e proprio questa sensazione che mi piace. Naturalmente è questo che intendevo trasmettere con il titolo. Questo non vuol dire che io sia una persona fredda o dedita agli eccessi, tutt’altra cosa. Ma gioco sul limite, sul filo del rasoio tra due cose. Il titolo è nato mentre ero in studio a parlare con i miei amici ed uno di loro mi definì così.>>

Nella produzione del titolo avete detto che parte da un progetto indipendente, come è sorto?

<<Per me questo disco è solo il primo gradino prodotto in modo indipendente dalla Borderline Records, fondata da me e Ghon. Nasce dall’idea di essere liberi al 100%, nata da un’idea fondamentalmente di rabbia. Nel nostro percorso spesso abbiamo avuto porte in faccia perché cerchiamo da sempre di fare cose che piacciono a noi, piuttosto che la solita minestra commerciale, leccando il culo. Adesso che abbiamo avuto la possibilità abbiamo aperto la nostra etichetta indipendente, al momento solo per essere autonomi nella creazione musicale al 100%, ma cerchiamo di aprirci alla partecipazione di altri artisti un domani, con nuove personalità e nuovi artisti del mondo musicale che vogliono far musica per loro e per la gente.>>

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Come è sorta invece la collaborazione con dj Ghon?

<<La nostra più che collaborazione è un rapporto fraterno, nato da bambini tra i banchi di scuola. La cosa divertente tra noi è che abbiamo iniziato a lavorare prestissimo anche per gioco. Alle elementari con un registratore riprendevamo le sigle dei cartoni animati e ci canticchiavamo nostri pezzi. Dato che Vittorio era molto bravo al pc, prendemmo queste che definirei canzonette e le masterizzavamo sul cd per poi rivenderli fuori la scuola per 50cent. Crescendo abbiamo continuato a registrare pezzi, ma in modo ludico ed ironico mai in uno studio. Tra la scuola e altri luoghi come la palestra, iniziarono a circolare. Finchè non capimmo e ragionammo tra noi. Ok, facciamo queste cretinate e piace alle persone ma potremmo farlo in modo serio. Eravamo adolescenti, 15-16 anni. Mi ero avvicinato al freestyle ed ai vari contest. Durante questo tempo fino ad oggi, Vittorio è stato importante per la mia consapevolezza e crescita artistica, oltre al piano della produzione. Spesso infatti i nostri pezzi sono il risultato della simultaneità tra i miei testi e i suoi beat. Per questo, ripeto l’album non è solo mio, ma un prodotto finale nostro e ciò ci rende maggiormente orgogliosi.>>

 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."