Lo storico leader dei Pink Floyd, ha salvato due bambini di sette e undici anni dalla guerra in Siria. Mahmud e Ayyub nel 2014 erano stati rapiti dal padre, un sostenitore dell’Isis, il quale li aveva portati in Siria a combattere la Jihad. Stando alle documentazioni emerse di recente, il padre dei due bambini sarebbe morto lo scorso anno nella città di Raqqa, come vittima di guerra e i figli sarebbero stati poi abbandonati totalmente alla compagna del padre.
I bambini erano stati deportati successivamente in un campo a Nord della Siria.
La drammatica vicenda ha richiamato l’attenzione di un importante avvocato e attivista per i diritti civili, Clive Stafford Smith, amico intimo di Roger Waters. L’avvocato ha poi deciso di contattare la madre dei bambini con l’aiuto di Waters, per ricongiungerla ai figli.
Waters è intervenuto mettendo a completa disposizione il proprio jet privato, portando la madre naturala dei due bambini al confine iracheno con la Siria, liberando così i bambini e conducendo poi i tre in Svizzera.
Dalle dichiarazione rilasciate poi al Telegraph, Smith fa sapere che Waters abbia pagato in toto le spese ai bambini e alla madre, facendo in modo che i tre ora abbiano la possibilità di ricostruire una nuova vita.
Ma il rientro dei tre nel loro paese d’origine, sembra non essere al momento una cosa semplice. La rockstar di fatti, ha fatto sapere attraverso un articolo che Trinidad, al momento non rilascia ancora i documenti di viaggio che permetterebbero ai tre di tornare a casa.
La situazione generale per donne e bambini restano ad oggi molto complesse. Vivono in un limbo, in custodia nei campi siriani trovando poi l’opposizione del Regno Unito e Francia che non vogliono che queste persone tornino indietro.
Stafford-Smith si è proposto in tal senso, di aiutare anche altri cittadini, che vivono nelle stesse condizioni di miseria ed orrore.
Inoltre l’impegno di Waters nelle questioni umanitarie è di certo annoso. Dal boicottaggio alle politiche sioniste sino ad arrivare al concreto impegno politico contro le campagne colonialiste dell’attuale presidente americano Donald Trump.