«Ciao, io mi chiamo Rita, Rita Atria. Mio padre era un mafioso. La mafia è quando una persona si assume diritti che non dovrebbe avere e poteri che non dovrebbe avere. La mafia è quando la gente ha paura di te.» «Tutti hanno paura, ma io, l’unica cosa di cui ho paura è che lo stato mafioso vincerà, e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. La mafia siamo noi e il nostro modo di comportarci. Borsellino, io senza di te sono morta, morta davvero. Mi lanciai nel vuoto che la mafia mi aveva lasciato. Al mio funerale non venne nessuno, neanche mia madre. È proprio vero che Partanna è il paese delle pecore.»
Sono queste alcune tra le prime parole dette questa mattina in occasione dell’intitolazione del “Vicoletto Pietro Colletta”, a Rita Atria. Parole significative tratte dallo spettacolo “Il giudice e la ragazzina” di Ivan Luigi Antonio Scherillo.
Diversi gli interventi durante la cerimonia, tra cui quello della Consigliera della Municipalità 4 Simona Riso, colei che ha proposto questa intitolazione: «Non è un caso che questa intitolazione io l’abbia voluta in questa area, a ridosso di Forcella, in un quartiere che comunque è massacrato e ancora porta tracce, non sono a Forcella ma in tutta la città, di quella che è la criminalità. Non bisogna girarsi dall’altro lato, bisogna avere il coraggio di continuare tutti insieme a combattere.»
Presente alla cerimonia anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Noi non mettiamo questa targa per la retorica della memoria. Noi facciamo questo per scuotere le coscienze dei narcotizzati, degli indifferenti. Questa è una lotta che non vuole più le persone che stanno a guardare, vuole le persone che si schierano.»
Simona Riso ha poi affermato: «Dico ai giovani d’oggi di avere la schiena dritta, di combattere sempre le ingiustizie partendo anche dalle piccole, perché la mafia, la criminalità, la prevaricazione, la prepotenza è un qualcosa che s’insinua anche nei piccoli gesti, e nella vita bisogna tenere sempre la schiena dritta, avere la forza e il coraggio di combattere perché non bisogna mai perdere la speranza che si può cambiare.»
«E la storia di Rita Atria – dice sempre la Riso – deve rappresentare per noi, oggi, proprio questo. Lei è stata una ragazza che è stata capace a soli diciassette anni di mettersi contro la famiglia, la Sicilia stessa. Si è trovata con le spalle al muro, ma ha comunque trovato il suo riferimento in Paolo Borsellino, che le ha dato la forza di poter combattere e di mettere a nudo tanti di quegli indagati nel processo mafioso. Noi dobbiamo portare avanti questo grande coraggio, perché la mafia c’è, la criminalità esiste, e non bisogna mai arrendersi.»