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Theresa May al voto di sfiducia per la faccenda Brexit

Theresa May e i rapporti con il suo gruppo parlamentare, il Partito Conservatore, sembrano essere agli sgoccioli. Il culmine delle tensioni tra la premier inglese e i suoi “Tory” (definizione coniata per indicare i conservatori del vecchio partito scioltosi nel 1834) si è manifestato nella serata di ieri quando 48 membri della fazione politica di May si sono espressi favorevolmente alla deposizione del loro leader.

Quanto suggerito dal Partito Conservatore verrà con ogni probabilità inflitto alla May attraverso il compimento della mozione di sfiducia ai suoi danni. Alle 22 ora italiana, dunque al termine della riunione dei Tory che avrà inizio alle ore 19, si conoscerà il verdetto raggiunto.

Ciò che rischia Theresa May qualora la sfiducia fosse applicata consisterebbe nel perdere la carica non solo di leader del Partito Conservatore ma anche quella di premier britannico, ruoli che ella ricopre rispettivamente dall’ 11 e dal 13 luglio 2016.

Il motivo principale su cui poggiano le convinzioni dei Tory nella loro proposta di sfiducia alla May consta nel fatto che proprio lei ha proposto quello che poi si è dimostrato essere il vincente referendum riguardante la potenziale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: la Brexit, che proprio non piace al mondo della politica inglese, tanto meno ai conservatori che temono una debacle economica.

La mozione di sfiducia è stata architettata proprio nelle ore in cui Theresa May si trovava a Bruxelles per dirigere un convegno inerente proprio la questione per cui rischia di farsi politicamente “denudare”. E’ da Downey Street, nel centro di Londra, che la leader britannica annuncia battaglia agli scettici: “Mi opporrò a questa sfiducia con tutte le mie forze”, ha dichiarato la premier, “da 40 anni servo il Partito Conservatore, continuerò a farlo e porrò a compimento il mandato di Brexit”.

Per far sì che la mozione di sfiducia abbia seguito ed applicazione i membri del vecchio partito Tory dovranno far sì che sia raggiunto il quorum previsto dal parlamento inglese consistente nella pratica in 158 voti favorevoli al sollevamento dagli incarichi della May.

La Gran Bretagna e la Brexit dunque si trovano dinanzi ad un bivio fondamentale sia per quanto concerne il prosieguo del piano euro-scettico di Theresa May sia della forza politica di quest’ultima la quale, se non dovesse esserci seguito alla sfiducia, stabilirebbe delle fondamenta solidissime per mantenere le sue funzioni fino a compimento dell’incarico nel 2019 e per concludere Brexit, progetto materia dello storico mandato del 2016.