L’amore e la compassione nel Buddhismo sono due aspetti di un’unica identità. Il buddhismo definisce l’amore come un forte desiderio che aspira a raggiungere la felicità per tutti gli esseri senzienti e la compassione è lo stato della mente che desidera che ogni essere sia liberato da tutte le sofferenze o dolori, rendendo la loro sofferenza parte della propria. Ed è la grande compassione la radice di ogni saggezza.
Nel Buddhismo Mahayana, l’obiettivo finale di tutti gli esseri senzienti è il raggiungimento della Buddità per il bene di tutti gli esseri. I percorsi che portano a questo obiettivo si aprono simultaneamente con lo sviluppo di una grande compassione e comprensione intuitiva della realtà ultima (Sunyata). Importante qui sono le figure dei Bodhisattva, coloro sono mossi dalla sofferenza degli altri, dediti al raggiungimento del massimo bene spirituale. Non solo per il bene della propria salvezza, ma per poter essere in grado di aiutare gli esseri senzienti. L’amore e la compassione sono le forze che hanno motivato tutte le attività dei Bodhisattva e sono anche la fonte di tutti i loro sforzi verso il benessere umano.
Ad esempio, la tradizione Vajrayana sottolinea la possibilità di trasformare il samsara nel Nirvana, o raggiungere la perfetta illuminazione nonostante le nostre continue contaminazioni negative dell’esistenza.
Il canone Theravada, invece, esalta la figura dell’arhat o santo, un seguace del Buddha, la cui incredibile disciplina lo ha aiutato a trascendere la nostra pratica buddhista quotidiana.
Nel Buddhismo, l’esercizio dell’amore incondizionato richiede la pratica del non attaccamento. Il non attaccamento è il segno che dà, al laico o al monaco, la lucidità e la direzione per realizzare il suo potenziale di amore incondizionato. Ciò significa che la compassione buddhista significa davvero affetto distaccato e “disinteressato”. Queste parole possono essere facilmente fraintese. Naturalmente, il non attaccamento non significa che si diventi distaccato o insensibile. L’amore incondizionato implica il non attaccamento perché non può esserci una motivazione egocentrica in una vita di vero amore. È un’espressione di cura autonoma, che riguarda il tentativo buddhista di distruggere l’attaccamento all’auto-illusione. Trascendendo tutti gli amori condizionali, raggiungiamo l’amore che il Buddha insegna. E questo amore è coltivato attraverso il comportamento e il pensiero in modo “non attaccato”. Attraverso l’esercizio di questa disciplina, si inizierà a scoprire che il suo amore non è limitato a molti. Crescerà per coinvolgere sempre più persone e le condizioni del suo amore sembreranno svanire.
L’amore incondizionato non è l’ unica manifestazione dell’amore benefico. È, tuttavia, il più potente. Ma tutte le tradizioni buddiste insegnano che è possibile per gli esseri senzienti raggiungere tutto ciò. Questa affermazione cosmica è un potente incoraggiamento che dovrebbe portare grande speranza a coloro che sentono che la loro pratica del buddismo è in qualche modo inadeguata.