“Uomo e personaggio prima, solo dopo veniva l’attore”. Così Marco Ferreri definì il brillante comico cremonese. Un uomo capace di dare un volto umoristico eccellente anche agli aspetti più grotteschi della vita e dello stereotipo.
Tognazzi formava assieme a Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni il quintetto degli interpreti più geniali che la storia del teatro italiano possa vantare.
Inizialmente, il teatro, per Tognazzi, altri non era che un’attività a cui dedicarsi nel tempo libero; un passatempo che, ad ogni modo, l’artista viveva con grande passione e laboriosità.
Il futuro divo della commedia italiana anni ’60, pur esercitando la professione di ragioniere, aveva, difatti, già dimostrato grande talento alla sola età di 4 anni, al teatro di Donizetti di Bergamo.
Non smette di dare forma al suo innato talento e al suo grande amore per il dramma neppure durante gli anni della seconda guerra mondiale, anni in cui organizzerà spettacoli per i suoi camerati.
In seguito alla firma dell’armistizio nel ’43, entra a far parte delle Brigate Nere, corpo fascista che abbandona alla fine del conflitto; è proprio in questa fase della sua vita che viene notato e scritturato dalla compagnia di Wanda Osiris.
All’inizio della sua carriera cinematografica è solo un dilettante, un principiante allo sbaraglio, ma in pochissimo tempo riesce ad esordire al cinema con il film da Mario Mattoli, “I cadetti di Guascogna”, romantica commedia degli equivoci. Tuttavia, è con Raimondo Vianello che Tognazzi raggiungerà l’apice del successo.
Tognazzi e Vianello plasmano il primo sodalizio satirico della televisione italiana: i politici di quel tempo sono messi intelligentemente alla berlina dal duo comico. Lo show dei due grandiosi attori viene però cancellato a causa di una parodia, fin troppo spinta, di un episodio che aveva coinvolto il presidente francese Charles De Gaulle.
L’ ammirevole stella cremonese, subito dopo, trova terreno fertile nella commedia all’italiana, genere che riconoscerà come proprio e farà suo fino alla fine dei suoi giorni, dando grande prova delle sue spiccate doti soprattutto nelle pellicole “La marcia su Roma” e “I nuovi mostri”.
Negli anni settanta, il regista Marco Ferreri lo sceglie spesso come interprete di molti personaggi dei suoi film, dando così vita a un rapporto artistico sfavillante. Non di rado saranno inserite battute, rigorosamente in dialetto cremonese, pungenti ed ironiche da Tognazzi.
Esperto di cucina e circondato da un alone di fascino e mistero che gli permise di guadagnare la fama di Don Giovanni, Tognazzi ci ha lasciato in eredità un immenso patrimonio artistico da cui ancora oggi attori e comici italici prendono spunto per strappare una risata al loro pubblico.