Sono trascorsi ben più di 5 secoli da quando il navigatore genovese Cristoforo Colombo scoprì il cosiddetto Nuovo Mondo. Ricorre oggi, infatti, l’anniversario della scoperta dell’America, uno di quegli eventi che hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità, e che il 12 ottobre di ogni anno viene ricordato in tutto il pianeta.
Tra il Quattrocento e il Cinquecento, protagonisti indiscussi delle esplorazioni che portarono poi a questo risultato tanto importante quanto inaspettato, furono Spagna e Portogallo, desiderosi di trovare una via più vantaggiosa per raggiungere l’oro africano e il mercato delle spezie in India.
In effetti la scoperta fu del tutto accidentale, dal momento che Colombo, deciso a testare la veridicità delle teorie di Toscanelli (secondo cui la Terra non era piatta ma sferica), pensò che navigando verso ovest avrebbe potuto raggiungere le Indie.
L’idea, però, fu ritenuta strampalata dal re portoghese Giovanni II che rifiutò di finanziare il progetto. Rivoltosi allora ai sovrani di Castiglia e Aragona, Isabella e Ferdinando II, Colombo riuscì a ricevere il sostegno per la sua impresa. Dopo essere partito da Palos de la Frontera il 3 agosto 1492 con le tre famose caravelle, la Niña, la Pinta e la Santa Maria, l’esploratore approdò alle isole Guanahani (oggi San Salvador) il 12 ottobre dello stesso anno.
Credendo erroneamente di essere giunto in Cina, Colombo arrivò a Cuba, da lui definita “l’isola più bella che occhio umano abbia mai visto”, e ad Haiti che chiamò Hispaniola.
Nel gennaio del 1493 tornò in Spagna, mentre una parte del suo equipaggio restò in quelle terre. In Spagna raccontò ciò che aveva visto, ciò che aveva appreso sugli Indios, descrivendoli come pacifici, nudi, senza leggi, senza re e privi della concezione di proprietà, introducendo l’idea del selvaggio, un uomo che viveva allo stato primitivo. Oltre all’oro, iniziarono ad arrivare in Europa anche alimenti fino ad allora ignoti, come il mais, il cacao, i pomodori, il tabacco, le patate.
Fu invece il navigatore fiorentino Amerigo Vespucci a capire che quelle terre appartenevano ad un continente nuovo, grazie ad un viaggio compiuto tra il 1499 e il 1502, lungo le coste dell’America meridionale. Nel libro Mondus Novus, Vespucci espose le sue conclusioni che si diffusero in tutta Europa. Nel 1507 un geografo tedesco, Martin Waldseemüller, battezzò per la prima volta col nome di “America” il Nuovo Mondo scoperto da Colombo.
Dal 1971, in base a quanto stabilito dal presidente Roosevelt, ogni anno, il secondo lunedì di ottobre, negli Stati Uniti si festeggia il Columbus Day, per celebrare l’impresa di Colombo.
Fin da subito, però, la festa è stata oggetto di critiche a causa delle atrocità commesse dagli europei al fine di sottomettere le popolazioni di quei territori. Sono sempre di più gli Stati nordamericani che hanno sostituito il Columbus Day con la Giornata dei nativi americani (Indigenous People’s Day) per rendere omaggio al contributo culturale, e non solo, dei popoli autoctoni dell’America.
È innegabile, comunque, che la scoperta di Cristoforo Colombo abbia avuto ripercussioni enormi sul corso della storia, tanto da segnare, secondo gli studiosi, la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna: la percezione di sé e del mondo da parte dell’uomo sarebbe cambiata per sempre.