Il 9 dicembre 1979 è una data molto importante per la storia dell’umanità, una data che a due anni dall’inizio della pandemia da Covid-19 assume un’importanza ancora maggiore, fu infatti annunciato che il vaiolo era stato sradicato dal mondo.
Con il comunicato che segue l’organizzazione mondiale della sanità annunciò che questa terribile malattia infettiva era stata finalmente debellata: “Il mondo e i suoi popoli hanno ottenuto la libertà dal vaiolo, una delle malattie più devastanti a manifestarsi con epidemie in molti paesi sin dai tempi più remoti, lasciando morte, cecità e deturpazione nella sua scia e che solo un decennio fa era dilagante in Africa, Asia e Sud America”.
Il vaiolo, ad oggi, è l’ unica malattia infettiva che è stata totalmente debellata.
La storia di questo virus è però lunga e tragica, sino al giorno della sua completa “sconfitta” ha mietuto milioni di vittime in tutto il mondo, tuttavia lo sforzo mondiale profuso riuscì a portare a questo straordinario risultato.
La soluzione arrivò su un doppio binario: immunizzazione di massa, mediante la somministrazione del vaccino, e sistemi di sorveglianza epidemiologica capaci di rilevare immediatamente e sul campo nuovi focolai.
Parole queste, focolai e immunizzazione, oggi non ci sono per nulla sconosciute ma che aprono la porta ad aspri dibattiti, eppure si sono mostrate una strategia vicente.
Contrariamente a quanto si può pensare la storia del vaccino del vaiolo è tutt’altro che semplice.
Furono i cinesi i primi a mettere in pratica un metodo di prevenzione del vaiolo, se me ritrovano le prime tracce in fonti storiche risalenti all’anno 1014 e consisteva nell’insufflare nelle narici polvere di croste vaiolose della fase terminale della malattia; una seconda tecnica, che sarà quella adottata dagli Europei nel XVIII secolo, era quella di inoculare sottocute la polvere delle croste vaiolose per mezzo di sottili aghi.
In India i bramini praticavano l’inoculazione introducendo sotto la pelle sottili fili impregnati di materia vaiolosa, oppure frizionavano la pelle escoriata con tessuto impregnato di pus vaioloso.
La vera svolta però per debellare questa malattia si ha con Eduard Jenner, membro della Royal Society di Londra, medico condotto a Berkeley. Questo medico ebbe l’intuizione di associare una sorta di immunità al vaiolo di alcune donne con la loro esposizione al virus del vaiolo vaccino (Cow-pox).
Da qui l’idea di inoculare virus vivo di cow – pox alle persone rendendole così immuni al vaiolo.
Il problema fu doppio, in primis convincere la comunità scientifica della validità del rimedio e secondariamente reperire il virus da iniettare.
Il tipo di mucca da cui veniva prelevato il virus era infatti tipica della campagna inglese non era molto reperibile nel resto del mondo.
È questo il motivo per il quale ancora oggi ogni stato conserva una quantità di vaccino antivaioloso, in modo che se anche vi fossero nuove epidemie della malattia ognuno potrà proteggere il proprio paese.