Sono passati ormai 80 anni dalla prima insurrezione che pose fine all’occupazione tedesca di Napoli. A guidare la rivolta fu la rabbia e l’esasperazione dei napoletani per le ingiustizie subite, le esecuzioni indiscriminate, i saccheggi e i rastrellamenti dei civili. Una città devastata dalla miseria e dalla guerra quella che il 27 novembre si oppose al pugno ferreo dei soprusi tedeschi, guidata dal forte desiderio di libertà.
L’approvvigionamento delle armi iniziò il 22 settembre, quando gli abitanti del Vomero riuscirono a impadronirsi degli armamenti dei soldati della 107ª Batteria, mentre tre giorni dopo, il 25 settembre, furono prelevati ben 250 moschetti da una scuola militare. Anche il 27 settembre alcuni depositi vennero occupati dagli insorti per procurarsi armi e munizioni.
Questi preparativi furono una risposta ad una misura repressiva adottata dal colonnello Scholl il 23 settembre, la quale prevedeva che entro le ore 20 tutta la fascia costiera cittadina fino a una distanza di 300 metri dal mare, venisse sgomberata. Circa 240mila cittadini furono costretti in poche ore ad abbandonare le proprie case. Inoltre sempre in quei giorni fu attuata un’altra misura repressiva: una chiamata al servizio di lavoro obbligatorio da parte del prefetto per tutti i maschi di età compresa fra i 18 e i 33 anni. Una vera e propria deportazione nei campi di lavoro tedeschi. Il risultato non fu quello sperato: a rispondere furono solo 150 napoletani su 30mila che erano stati previsti. Ciò indusse Scholl a inviare rotte militari in giro per la città, a rastrellare e fucilare gli inadempienti.
A quel punto l’insurrezione di 80 anni fa divenne inevitabile per i napoletani messi alle strette. Persone di ogni sesso e ceto sociale o occupazione si andarono a riversare nelle strade, imbracciando le armi. A unirsi a loro furono anche molti soldati italiani. Il 27 settembre, dopo una retata che vide 8mila napoletani catturati, più di 400 uomini in varie parti della città diedero il via ai combattimenti. I principali posti in quella giornata cui si lottò furono il Vomero (particolarmente nota fu l’operazione di assalto all’armeria di Castel Sant’Elmo) e il Bosco di Capodimonte. In serata vennero assaltati anche i depositi delle caserme di via Foria e via Carbonara.