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7 aprile 1906: eruzione del Vesuvio

L’eruzione del Vesuvio del 7 aprile 1906, probabilmente, sarà ricordata da molti tramite le storie dei genitori, dei nonni o dei bisnonni.

L’eruzione del Vesuvio del 1906 è stata un evento eruttivo durato dal 4 al 21 aprile, di ben diciotto giorni.

È stata la più grande eruzione vesuviana del XX secolo. Un’immane colata lavica si diresse verso Torre Annunziata, bloccata dalle mura del cimitero. La nube gassosa, che generò nelle ultime ore di attività, spazzò via la cima e svuotò la camera magmatica.

A causa della pioggia di cenere fu quasi completamente sepolta Ottaviano causando circa 300 morti, tanto che fu chiamata “la nuova Pompei”.

105 persone che si rifugiarono in una grande chiesa di San Giuseppe Vesuviano, invece, morirono quando le ceneri sfondarono il soffitto e la lava bruciò il portone di legno.

La mattina del 4 aprile 1906, ore 5.30 circa, sulla bocca meridionale iniziò a fuoriuscire una piccola colata di lava. L’attività del Vesuvio era sensibilmente aumentata da metà marzo e le scosse di terremoto erano sempre più frequenti e intense.

Nei due giorni seguenti al 4 aprile si attivarono altre bocche laterali, sullo stesso versante meridionale. Contemporaneamente, l’attività esplosiva al cratere Sommitale si fece sempre più intensa per raggiungere il suo apice nella notte tra il 7 e l’8 aprile. Due forti scosse, avvertite in quella notte con spavento in tutti i paesi vesuviani, segnarono il collasso della parte Sommitale del Gran Coro; mentre la lava scorreva veloce a sud-est devastando l’abitato di Boscotrecase. La nube eruttiva iniziava a depositare cenere e lapilli nei paesi vesuviani a est del Vesuvio, tra cui Ottaviano e S. Giuseppe Vesuviano.

Il giorno 8 l’attività esplosiva continuò violenta. La caduta di cenere, oltre a interessare sensibilmente Napoli, raggiunse anche la Puglia.

Dal pomeriggio del 9 aprile si arrestarono le colate principali e l’attività sismica scomparse quasi del tutto, mentre la nube eruttiva continuava a depositare cenere nell’area vesuviana. Nei giorni successivi, l’attività andò via via diminuendo fino a cessare del tutto il 21 aprile.

Vi furono 216 morti, 112 feriti gravi, 34.232 profughi; la distruzione di 76.735 ettari di campi coltivati. Dopo l’eruzione, la vetta del vulcano si era abbassata di circa 220 metri.