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67 anni fa l’Italia conquistò la vetta del K2

Era un 31 luglio di 67 anni fa, più precisamente nel 1954, verso le ore 18:00.
In quella giornata Lino Lacedelli e Achille Compagnoni diventeranno i primi a camminare sulla vetta del K2, raggiungendo quota 8611 metri. Quel giorno sulla cima sventolarono la bandiera tricolore.

A raggiungere 8mila metri furono, prima di quel grandioso giorno, 5 alpinisti:i due francesi Herzog e Lachenal, in Nepal centrale sull’Annapurna nel 1950; Hedmund Hillary, neozelandese, e Tenzing Norgay, indiano-nepalese, nel 1953 raggiunsero l’Everest, la vetta più alta di tutto il continente asiatico, ma soprattutto più alta si tutta la Terra.

Nel 1954 Herman Buhl scalò il Nanga Parbat, situata in Asia, il cui nome significa “montagna nuda” e conosciuta anche come “mangiauomini”. 

Il 31 luglio 1954 segna la data della spedizione organizzata da Ardito Desio, esploratore e geologo, 67 anni fa per la conquista della seconda vetta più alta del mondo, il K2.
Quel giorno gli alpinisti italiani che riuscirono nell’impresa furono chiamati da Ardito Desio, in presenza dell’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, come:
“I migliori del mondo”.

Viene ricordato questo caso anche per le polemiche di Walter Bonatti, il più giovane della squadra. Senza il suo aiuto e senza l’aiuto di Mahdi, l’alpinista pakistano, che avevano portato le bombole, l’impresa non sarebbe riuscita. E per la conquista del K2 non gli venne riconosciuto il merito.

Tante sono le persone che si sono schierate in maniera favorevole e non alla polemica.

Emanuele Cassarà scrive:” Aveva ragione davvero lui, Walter Bonatti, grande caparbio e permaloso campione dell’alpinismo italiano, su come andarono le cose quella notte fra il 30 ed il 31 luglio del 1954, dopo 3 mesi di assedio alla montagna. L’avevano sempre negata quella ragione, l’avevano ignorata. Anzi, l’avevano confutata, addirittura accusandolo di aver tentato di tradire la fiducia dei compagni di ventura (Compagnoni e Lacedelli) che s’apprestavano al balzo finale.”

Il militare e scrittore italiano Mario Rigoni Stern, racconta quello che successe 67 anni facendoci immaginare l’aria che si respirava: “Come gran parte degli italiani non avevo la televisione e fu dalla radio, la mia prima fonte di informazioni, che seppi di Compagnoni e Lacedelli. Fui felicissimo, anche se dopo aver girato l’Europa scossa dalla guerra come soldato e come prigioniero il mio nazionalismo poteva dirsi affievolito.  Era una bella impresa e tanto mi bastava. Tuttavia, ripensandoci, una punta di orgoglio nazionalista era emersa in me. Finalmente gli italiani tornavano a farsi sentire! Poi ho seguito sui giornali l’altalena delle polemiche fino al recente documento dei tre saggi voluto dal CAI (club alpino italiano), e sono sinceramente contento che Bonatti abbia ottenuto quanto da tempo andava chiedendo.”