Il 6 ottobre del 1924 inizia la storia della radio in Italia.
Infatti, intorno alle ore 21, la famosa violinista Ines Donarelli annunciò con la sua voce per la prima volta l’inizio delle trasmissioni con l’avvenimento di un concerto inaugurale.
In questo concerto, suonò lei stessa in un quartetto d’archi, musiche di Haydin.
Dunque, si precisa che la radio italiana nasce precisamente quando il 3 giugno 1924, le società SIRAC, ovvero l’emittente commerciale della Western Electric Company, Radiofono e Radio Araldo istituiscono URI, ovvero l’ Unione Radiofonica Italiana.
A tal proposito, è importante ricordare che dall’URI nascerà prima l’EIAR, cioè l’Ente italiano audizioni radiofoniche, che poi diventa RAI, ovvero Radio audizioni Italia.
Invece, le trasmissioni radiofoniche iniziano il 6 ottobre del 1924 presso l’auditorio di Via Maria Cristina 5 a Roma.
Inoltre, è doveroso dire che l’annunciatrice ufficiale delle trasmissioni radiofoniche fu Maria Luisa Boncompagni.
Ella sarà l’annunciatrice ufficiale per 30 anni.
Tuttavia, il primo annuncio radiofonico venne fatto dalla violinista Ines Donarelli, che avrebbe poi tenuto il concerto, probabilmente perchè anche moglie del direttore artistico dell’Uri.
Dall’analisi del libro “E poi venne la radio” di Luigi Parola è emerso che le prime trasmissioni radiofoniche prevedevano:
- musica,
- conversazioni culturali,
- qualche spazio per il teatro
- l’introduzione nel 1927 della pubblicità.
Quindi, all’inizio la radio, nonostante il primo annuncio radiofonico del 6 ottobre, non appassionò molto gli italiani, a differenza di quello che accadde negli Stati Uniti.
La diffusione delle radio nelle case era modesta.
Le cose cambiarono con l’intervento del regime fascista, il quale con un decreto regio il 17 novembre 1927 stabilì la fine dell’Uri, dopo tre anni dalla sua creazione.
Dopo la fine dell’Uri, venne creata l’’Eiar.
Si sottolinea che Eiar costituirà un nuovo ente nel progetto di fascistizzazione del paese.
Un segnale evidente di ciò fu la nomina di vicepresidente ad Arnaldo Mussolini, ovvero fratello di Benito e direttore del Popolo d’Italia.