6 Agosto 1863, la strage degli operai di Pietrarsa, una triste pagina della storia campana.
Le officine ferroviarie di Pietrarsa, nella zona di Portici, sono state la prima fabbrica di locomotive e materiale rotabile, nata nel 1840 per volere di Ferdinando II di Borbone.
“ È volere di Sua maestà che lo stabilimento di Pietrarsa si occupi della costruzione delle locomotive, nonché delle riparazioni e dei bisogni per le locomotive stesse, degli accessori dei carri e dei wagons che percorreranno la nuova strada ferrata Napoli-Capua”.
L’obiettivo del re era quello di emanciparsi dalla dipendenza estera, per quanto riguarda materiali che erano necessari alla costruzione di Ferrovie.
Lo stabilimento venne preso ad esempio, e visitato negli anni da importanti personaggi storici: ad esempio lo zar della Russia Nicola I, oppure da Papa Pio IX.
La Fabbrica sarà attiva, e continuerà ad estendersi, fino alla fine del Regno delle Due Sicilie.
La strage di Pietrarsa
Nel 1861, in seguito all’unificazione italiana, vennero svolte una serie di indagini su tutto il territorio nazionale, più precisamente un riordino delle attività a sostegno statale, come lo era appunto la Fabbrica di Pietrarsa.
Dal rapporto, ad opera dell’ingegnere Felice Giordano, emerse che la fabbricazione di rotaie aveva costi doppi rispetto a quelli importati dall’Inghilterra o dal Belgio, mentre la produzione delle locomotive aveva costi di poco superiori a quelli dell’industria estera.
In questo contesto, nel suddetto processo di riordino, l’ingegnere Grandis dipinse negativamente l’attività e la redditività dell’opificio, consigliando quindi la vendita o la demolizione della fabbrica. Fu effettuata in seguito una razionalizzazione del settore, in favore dell’industria settentrionale.
Il 10 gennaio 1863, lo stabilimento fu concesso in affitto per 30 anni, dal Ministro delle Finanze alla ditta costituita da Iacopo Bozza.
Le scelte fatte portarono a una progressiva riduzione dei posti di lavoro, e da lì cominciarono una serie di scioperi dei poveri operai, i quali molti si trovarono senza lavoro, mentre una parte si ritrovarono con lo stipendio ridottissimo.
Il 6 agosto del 1863 ci fu l’ennesimo sciopero degli operai, questa volta però venne chiesto l’intervento delle forze dell’ordine.
La forza pubblica si rivelò insufficiente, subito dopo venne inviato un contingente di bersaglieri, sotto il comando di Nicola Amore, poi divenuto sindaco di Napoli.
Quel giorno i militari spararono, non fermandosi neanche alla fuga dei lavoratori, 4 operai persero la vita, e vi furono anche molti feriti.
In memoria