E’ passato solo un anno dalla morte di Falcone e Borsellino, l’Italia non ha ancora dimenticato quando il 27 luglio 1993 “Cosa Nostra” lancia un nuovo messaggio intimidatorio allo stato.
E’ la notte tra il 27 e il 28 luglio, poco prima delle 24 quando, contemporaneamente, tre automobili esplodono a Roma e Milano.
Tre autobombe, nelle due capitali di Italia, quella economica e quella politica, che cercano di colpire ed indebolire la Stato italiano per avviare quella che nella storia giudiziaria verrà ricordata come “Trattativa Stato-Mafia”.
La notte del 27 Luglio è solo la fine di un progetto iniziato con le stragi di Capaci e Via d’Amelio, il 14 maggio dello stesso anno un’autobomba scoppia in via Fauro, l’obiettivo l’allora giornalista di inchiesta Maurizio Costanzo. Otto giorni dopo a Firenze, in via dei Georgofili, vicino alla Galleria degli Uffizi, un’esplosione uccide cinque persone. Il 2 giugno, davanti a palazzo Chigi fu rinvenuta una Fiat 500 imbottita di esplosivo.
La mano di “Cosa Nostra” si allunga sul continente, colpendo Milano e Roma. Il 2 Novembre dello stesso anno l’allora ministro della Giustizia, Giovanni Corso, non rinnoverà circa 300 provvedimenti al 41 bis allo scopo di evitare ulteriori stragi.
Gli eventi di Milano
Quella di Milano è la prima delle tre bombe esplose il 27 Luglio. Una Fiat Uno carica di tnt esplode alle 23:14 in via Palestro. La quantità di esplosivo contenuto nell’automobile è tale che il motore dello stesso viene trovato a quasi 300m di distanza dall’esplosione.
Restano ferite dodici persone, cinque le vittime. Si trattava di un vigile urbano, Alessandro Ferrari,tre pompieri, tali Carlo La Catenqa, Stefano Picerno e Sergio Passotto, avvertiti poco prima da una telefonata anonima che denunciava una fiat Uno in via Palestro dalla quale uscivaddel fumo.
Ultimo Moussafir Driss, un cittadino marocchino che stava dormendo su una panchina dei giardini pubblici.
Quando Ferrari prova ad aprire la portiera dell’autovettura, questa esplode investendo in pieno i cinque.
Le condizioni dei dodici feriti sono gravissime, senza contare gli ingenti danni al patrimonio artistico della città.
Si tratta di un danno collaterale, dovuto ad una sacca di gas creatasi nel sottosuolo come conseguenza della deflagrazione. La sacca scoppia nella notte investendo il Pac e la Villa Reale distruggendo dipinti e sculture.
Le due Bombe di Roma
Trascorsi quarantatrè minuti dai fatti di Milano, esattamente alle 23:58 di quel 27 Luglio, un’autobomba esplode davanti alla basilica di San Giovanni Laterano e un’ altra nel piazzale antistante alla chiesa di San Giorgio al Velabro, a pochi metri dal Campidoglio e dai Fori Imperiali. Non ci sono vittime ma, in ventidue restano feriti e le due chiese restano gravemente danneggiate.
Anni dopo uno dei protagonisti di questi attentati, divenuto collaboratore di giustizia, dichiarerà che i veri obbiettivi erano i monumenti, definendo conseguenze non cercate la perdita di vite umane.
I processi e le condanne
Sarà la Procura di Firenze l’anno succesivo ad acquisire le indagini sulle esplosioni del 22 maggio a Firenze e del 27 Luglio a Milano e Roma.
L’inchiesta si basa sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia ed il processo inizierà nel 1996.
Condannati all’ergastolo Leoluca Bagarella, Filippo Graviano, Cosimo Lo Nigro, Antonino Mangano, Matteo Messina Denaro, Bernardo Provenzano, Gaspare Spatuzza, Salvatore Benigno, Giocchino Calabrò, Cristoforo Cannella, Luigi Giacalone e Giorgio Pizzo. Pene più lievi per i collaboratori di giustizia, tra cui Giovanni Brusca, che andranno dall’assoluzione a 28 anni di detenzione.
Le posizioni di Salvatore Riina, Giuseppe Graviano, Alfredo Bizzoni e Giuseppe Monticciolo, per le esplosioni del 27 luglio,verranno chiarite in quello che si può definire un filone secondario dello stesso processo. La sentenza di primo grado arriverà per loro nel 2000 e saranno condannati all’ergastolo Riina e Graviano, mentre per Monticciolo e Bizzoni la pana sarà rispettivamente a sette e un anno emezzo di detenzione.
Le sentenze verranno confermate, prima dalla Corte d’assise di Firenze nel 2001 e nel maggio del 2002 dalla Cassazione.
L’esplosione del 27 luglio in via Palestro, porterà nel 2002 all’arresto, da parte della procura di Firenze, dei fratelli Formoso, indicati da alcuni collaboratori di giustizia come gli esecutori materiali della strage di Milano. I due saranno condannati all’ergastolo nel 2003 e la sentenza sarà confermata per tutti i gradi di giudizio.