L’Italia entra in guerra al fianco dell’Intesa il 24 maggio 1915.
Una delle più celebri canzoni patriottiche conosciuta come “canzone del Piave” (chiamato anche fiume sacro della Patria) o “La leggenda del Piave” ci racconta il 24 maggio e tutta la Grande Guerra:
“Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti il ventiquattro maggio
L’esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far conto il nemico una barriera”
L’Italia spaccata in due: neutralisti ed interventisti
Naturalisti (cattolici, liberali giolittiani, socialisti) maggioranza sia nella Camera che nel Paese. Gli Interventisti (repubblicani, radicali, socialriformisti associazioni irredentiste, sindacalisti rivoluzionari).
Il Presidente del Consiglio Salandra, Sonnino ministro degli Esteri e il re Vittorio Emanuele III avevano già preso una decisione firmando segretamente, e tenendolo nascosto persino al Parlamento, il “Trattato di Londra” (o Patto di Londra) il 26 aprile con Inghilterra, Francia e Russia.
L’ex premier Giovanni Giolitti, puntava a concessioni territoriali da parte degli imperi centrali per rimanere neutrali. E pensava che il Paese non fosse pronto per uno scontro armato di tali dimensioni.
Il 23 maggio venne dichiarata guerra all’Austria e dal giorno successivo cioè dal 24 maggio si diedero inizio alle operazioni militari.
“La Leggenda del Piave” continua:
“…S’udiva tanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave Mormorò “Non passa lo straniero”
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poichè il nemico irruppe a Caporetto“
La logorante e straziante vita nella trincea…
La Prima Guerra Mondiale è una guerra di posizione. L’esercito austriaco ripiegò subito di pochi millimetri per occupare posizioni più facilmente difendibili. I militari italiani si instaurarono ed impegnarono su un fronte lunghissimo che andava dal confine con la Svizzera al mare Adriatico, tra vette alpine e ghiacciai.
Tre anni dopo vi fu una vittoria, pagata a caro prezzo, in Italia si parla, come sappiamo di “vittoria mutilata“.
Citando l’ultima parte della “Canzone del Piave”:
“….Sicure l’Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave e si “placaron le onde”
Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi
La Pace non trovò nè oppressi, nè stranieri”
Il brano “La Leggenda del Piave” fu composto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (pseudonimo di E.A. Mario).