Nell’immaginario comune, Charles Bukowski, oppure Hank, come amava definire i soggetti usciti dalla sua penna, è spesso uno degli autori più gettonati sui social network, grazie anche all’attrazione che ha sulla gioventù del XXI secolo, ma l’arte di Henry Chinaski va ben oltre.
Nato nella Germania dilaniata dalla Grande Guerra, ad Andernach, nel lontano 1920, ma presto si sposta negli Usa insieme alla sua famiglia, patendo tutte le terribili conseguenze della Grande Depressione e della discriminazione, in quanto immigrato europeo tedesco, che avranno effetti sulla sua esistenza, a cui si aggiungono caratteri della sua personalità, introversa e soggetta alla timidezza, accresciuto dal suo aspetto fisico.
Vita travagliata, dolore, angoscia, mancanza di stabilità, senza far mancare mai il porre l’indice contro il sistema politico americano e il suo modello di vita propugnato. Temi che ancora oggi sono capaci di argomentare, grazie anche alla capacità di ekphrasis creata dal suo autore.
Incapace di frequentare studi regolari presso l’università L.A City Collage, dopo i primi tentativi di scrittura e vari lavori, tutti esemplificato dal genio della sua opera, proprio dopo un decennio sabbatico sembra abbia trovato la via per diventare uno dei campioni della letteratura della seconda metà del secolo scorso.
Grazie alla Black Sparrow, casa editoriale indipendente di John Martin, nel 1969, riesce finalmente a trovare un ingaggio per 100 dollari al mese, pur di permettere al poeta di comporre e mantenere sua figlia avuta dalla poetessa Linda King, compagna di una vita.
Ed il successo non stenta ad arrivare, dopo le prime prove, culminanti con la raccolta di racconti “Taccuino di un Vecchio Sporcaccione”, nel 1970 è edito il romanzo autobiografico “Post Office”, in cui viene ritratta la vita e le annesse vicissitudini di un uomo impiegato alle Poste americane, illustrandone il sistema coercitivo, le figure grottesche che la popolano, in un’atmosfera cruenta e di sopravvivenza quotidiana cui è costretto un essere umano per sfuggirla .
Ma, nonostante l’alcolismo, causa prima delle difficoltà di salute di Bukowski, non impediscono allo zio Hank di essere anche tra gli autori più fecondi del XX secolo.
Infatti, il successo editoriale di Post Office, apre le porte a Bukowski dell’universo letterario, proprio immettendovi all’interno figure cui solitamente quel mondo lo abitando da antagonisti. Egli, rovescia totalmente l’ottica vigente, per dar voce, tramite Chinaski e co. ad un universo di figure agli antipodi del mondo felice e consumistico della cultura statunitense.
I soggetti princeps, oltre alla propria proiezione sulla pagina bianca, è certamente il mondo degli emarginati, quelli che vediamo e non vorremmo vedere, come prostitute, alcolizzati, giocatori d’azzardo, vagabondi, di cui cerca di cogliere l’orribile bellezza della propria esistenza.
I soggetti dell’opera di Bukowski sono tutti emblema del carattere aneddotico della vita umana, ingarbugliata nei suoi stilemi e in cui il dolore è proprio il fulcro intorno cui gravitano la vita e le cose annesse ad essa, a partire dall’amore, tema che ha reso Bukowski figura lirica per la generazione del XXI secolo, spesso riducendone la pregnanza avuta in molte altre tematiche, come il sistema politico americano, la cultura, oppure tematiche che personalmente sono state oggetto di interesse della propria personale esperienze di vita, come la famiglia e i rapporti con i suoi genitori, oppure la morte, considerata alla pari di una sfida da vincere.
« Le due più grandi invenzioni dell’uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina. » C. Bukowski