Il 13 gennaio 2001 l’Italia si è svegliata con il primo caso confermato del cosiddetto “morbo della mucca pazza” nel paese. Tutto ciò accadeva nel bresciano, ma scopriamone di più!
Il 13 gennaio 2001 in Italia ci è stato il primo caso del morbo della mucca pazza, ma di che cosa si tratta?
Sono passati oramai due decenni da quel 13 gennaio, giorno in cui venne individuato per la prima volta nel paese; tutto ciò sullo specifico nella cascina Malpensata di Pontevico, in provincia di Brescia, il primo bovino in Italia colpito dal cosiddetto morbo della mucca pazza, l’encefalopatia spongiforme bovina (Bse) diagnosticata per la prima volta in un allevamento in Gran Bretagna nel 1985 e poi diffusa in tutta Europa.
Dopo quel primo caso, in Italia scattò l’emergenza: tutti i 190 capi della Malpensata vennero abbattuti e si diffuse una sorta di psicosi nei confronti della carne bovina che è stato utile per migliorare le situazioni con i bovini. L’Italia, dopo l’accaduto, è diventata il Paese più green d’Europa con l’agroalimentare che è oggi la prima ricchezza del Paese con 538 miliardi di valore e 3,6 milioni di posti di lavoro, equivalenti al 25% del Pil.
Identificata per la prima volta in Inghilterra nel 1986, l’encefalopatia spongiforme bovina (o BSE) è una malattia neurologica degenerativa che colpisce i bovini e causa il deterioramento delle condizioni fisiche e mentali dell’animale e porta inevitabilmente alla morte.
L’agente infettivo è una proteina modificata chiamata prione che colpisce i centri nervosi dell’animale e resiste alle alte temperature e alle normali procedure di disinfezione.
L’esordio della malattia è legato all’alimentazione animale. Le farine ottenute da animali morti e utilizzate per l’alimentazione del bestiame sono state considerate il fulcro della peste; in particolare, la modifica dello sgrassaggio delle farine sostituendo l’estrazione con solventi organici con altri metodi, è stata considerata la principale causa della mancata inattivazione del prione.
L’emergenza è stata soprattutto economica oltre che sanitaria in quanto, oltre alla macellazione degli animali, è diminuito notevolmente il consumo di carne rossa.
A differenza di altre epidemie come quelle della Lingua blu e della peste suina, l’emergenza della mucca pazza ha visto impegnato solo marginalmente il settore della disinfestazione.
Il virus Blue Tongue è stato trasmesso attraverso le punture dell’insetto Culicoides imicola , rendendo necessari gli interventi di disinfestazione.
Per quanto riguarda la peste suina, l’infezione è avvenuta per contatto diretto o indiretto tra animali, cioè con le loro secrezioni o oggetti e alimenti da essi contaminati, rendendo necessari interventi di disinfezione e sanificazione.
Oggi, a distanza di anni da questo brutto periodo, possiamo dire che il morbo della mucca pazza ha lasciato un’eredità positiva, soprattutto in termini di maggiore sicurezza alimentare. Il produttore è stato posto al centro del sistema e maggiore attenzione è stata dedicata al legame tra la salute dell’uomo, degli animali e l’ambiente.