Il 12 gennaio 1998: A Parigi, 19 nazioni europee firmarono il protocollo che vietava la clonazione umana.
Un passaggio di notevole spessore nell’ambito della bioetica, che nel corso del tempo ha aperto vari dibattiti su diversi temi.
Il protocollo firmato venticinque anni, mirava a mettere fine ad «Ogni intervento mirante a creare essere umani geneticamente identici ad altri essere umani, vivi o defunti».
I principi alla base del Protocollo relativo alla clonazione, approvato il 12 gennaio del 1998, riguardano:
- Il divieto di clonazione dev’essere espressamente riferito a tutte le fasi di sviluppo dell’essere umano fin dallo stadio di zigote o deceduto.
- Il divieto assoluto di clonazione di linee cellulari umane che comportino la distruzione di embrioni.
A tale proposito il Comitato fa propria la Raccomandazione del Consiglio d’Europa n. 1046 del 24/9/1986, in cui si chiede ai Governi di: proibire ogni creazione di embrioni umani con fertilizzazioni in vitro per scopi di ricerca durante la loro vita o dopo la morte.
La pratica della clonazione era stata fino a quel momento “giustificata” da molti sostenitori, appellandosi all’utilizzo a scopo esclusivamente terapeutico, secondo il quale, scientificamente è provato che la clonazione potrebbe fornire nuove cellule ma geneticamente identiche, adatte a pratiche di medicina rigenerativa, fino a tessuti ed interi organi adatti a trapianto.
Secondo il parere espresso da diversi medici e scienziati, la clonazione, o meglio, la relativa attuazione potrebbe dare degli importanti contributi alla ricerca e alla medicina, soprattutto per gli sviluppi terapeutici.
La clonazione potrebbe essere utile per curare malattie mortali che attualmente non hanno cura, tra le quali ad esempio, il cancro; ma si potrebbero ottenere risultati importanti anche nelle pratiche di ricostruzione dei tessuti a seguito di ustioni, e quindi nell’ambito della chirurgia plastica.si a tal proposito, il bioetico Jacob M. Appel della New York University sostiene che “I bambini clonati per fini terapeutici”.
12 gennaio 1998: molti Paesi aderiscono alla Convenzione
L’Italia ha ratificato nel 2001, il Protocollo addizionale del gennaio 1998.
Nel contempo, parallelamente all’adesione al Protocollo, si è sviluppata una vera e propria campagna di opinione, si può dire di carattere non solo scientifico ma ideologico, contro quella che è stata definita la “brevettabilità” e la privatizzazione dei risultati della ricerca nel campo delle biotecnologie.
Esiti sicuramente importanti, contro i quali però si oppongono molti esponenti politici non solo italiani, ma anche europei.
Ciò sottolinea quanto detto in precedenza, lo scopo terapeutico della clonazione, applicata ovviamente in base a determinati principi prestabiliti dalla legge, basato sulla creazione di embrioni in laboratorio, dai quale estrarre cellule staminali necessarie per la ricerca scientifica, utili a curare o rallentare una serie di malattie degenerative, funziona, nonostante i sé e i ma.
Per quanto riguarda la Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina, tenutasi ad Oviedo il 4 aprile 1997, ma anche in riferimento al Protocollo del 12 gennaio 1998, n. 168, sul divieto di clonazione degli esseri umani, molti Stati, vietano ogni intervento avente che ha come scopo quello di creare un essere umano geneticamente identico ad un altro essere umano vivente o morto.