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Francesco Paolantoni, Improvvisamente… niente!

In seguito alla pubblicazione della sua prima, particolarissima, opera letteraria, all’interno della collana curata doviziosamente da Stefano Sarcinelli,  Francesco Paolantoni ha gentilmente acconsentito al rilascio di un’intervista ai microfoni della testata giornalistica online XXI Secolo.

Biografia

Francesco Paolantoni nasce a Napoli, il 3 marzo 1956. Egli è un attore, comico e commediografo italiano molto famoso. Frequenta la Scuola d’Arte Drammatica del Circolo Artistico di Napoli, alla quale si iscrive negli anni ’70, recitando in seguito, per oltre un decennio, in diverse compagnie teatrali. Nel 1986 esordisce sulla scena italiana con Stefano Sarcinelli, portando in scena allo Zelig di Milano lo spettacolo Fame, saranno nessuno classificandosi primo al festival di Grottamare “Cabaret amore mio”.

Egli scriverà ed interpreterà poi, insieme a Vincenzo Salemme tra opere teatrali, rispettivamente “La gente vuol ridere”, “Fuori nevica” e “Killer”. Insieme a Giobbe Covatta realizzerà “Io e lui” e da solo “The School of the Art of De Lollis”.

Prende parte a differenti trasmissioni televisive, ma il successo giunge a metà degli anni ’90, grazie ai personaggi presentati nella trasmissione condotta dalla Gialappa’s Band, “Mai dire Gol”, con la partecipaziona a “Quelli che il calcio” e a L’ottavo nano della banda Dandini-Guzzanti.

Debutta, in abito cinematografico, nel 1985 con Blues metropolitano di Salvatore Piscicelli, seguono poi Fatalità, L’amore molesto, Hotel paura, Baci e abbracci, Terra bruciata e Liberate i pesci, ottenendo la candidatura al Nastro d’argento come miglior attore non protagonista. Nel 2002 è tra i protagonisti di Bimba.

L’intervista

Di seguito l’intervista al grande Francesco Paolantoni.

– Signor Paolantoni, da dove nasce l’idea della sua opera appartenente alla collana “ Veni, vidi, risi,” intitolata “ Improvvisamente… niente” ?

«L’idea non nasce! Praticamente, veramente da improvvisamente niente!

Sono stato, tra virgolette, costretto da Stefano Sarcinelli, che ha inventato questa collana, nella quale, essendo il mio partner da tanto tempo, da sempre, mi ha coinvolto. Io non mi sarei mai permesso di scrivere un libro, però poi alla fine, dietro sua insistenza l’ho fatto e mi sono anche divertito.»

– La particolarità della sua opera è che essa si presenta quasi come una raccolta di pensieri,

monologhi, aneddoti e brevi dialoghi. È individuabile un filo conduttore in essa? Quale crede che sia?

«Ma in realtà, il filo conduttore è la teatralità dell’insieme. È una serie di cose, di considerazioni, di monologhi, di momenti di teatro, di aforismi, che io solitamente uso anche al teatro, poi, in più, ho avuto anche l’idea di creare un dialogo con il lettore, per cui di volta in volta, il lettore si può mettere in contatto con me attraverso i social network. Questa è una cosa che mi divertiva. L’obiettivo di queste cose è questo contatto diretto con il lettore, che mi piaceva usare, per cui l’opera diventa quasi uno spettacolo vero e proprio.»

– Come si è rapportato con l’idea di dover scrivere un’opera comica Lei che è un attore

affermato?

«Ecco, proprio quello è stato il primo ostacolo che poi mi sono divertito a superare, quello di trascrivere quello che dico in parole scritte.

Quella è stata un po’ la difficoltà che ho incontrato inizialmente, che è anche lo stimolo che mi ha spinto poi a continuare, perché, un conto è recitarle le cose, ben diverso è poi farle leggere.

Però alla fine ci sono riuscito.»

– La sua opera vuole rispecchiare in qualche modo sé stesso?

«Sicuramente, c’è sempre nelle cose che si fanno, sia scritte che a teatro, un po’ di sé stessi, per cui, sì, sicuramente ci sono dei pensieri che sono anche miei.»

– Signor Paolantoni, quale crede che sia in rapporto tra la comicità in forma teatrale e quella

espressa in forma letteraria? Potrebbe quest’ultima sopraffare, o magari essere sopraffatta

dalla prima?

«No, è impossibile! Né l’una, né l’altra può sopraffare sia l’una che l’altra!

Sono due cose che possono convivere sicuramente. Molte cose scritte si possono recitare, molte cose recitate non si possono scrivere, però, in qualche modo si può sempre trovare la formula, ecco, come ho fatto io , scrivendo delle cose che poi recito. La letteratura è più umoristica che comica, però possono convivere tranquillamente, anzi devono convivere tranquillamente, e nessuna può sicuramente sopraffare l’altra, anzi. Insomma è una forma sinergica.»

– In che modo la comicità si interseca con la Sua vita quotidiana?

«Mah, nella quotidianità di tutti i giorni! Insomma, se si riuscisse a trovare sempre il lato comico ed ironico su ogni cosa che succede, sarebbe un bel vivere!

Per questo io cerco nel quotidiano di trovare il lato comico in ogni momento, in ogni vicenda, in ogni accadimento quotidiano. Insomma, si trova sempre, si può trovare sempre il lato comico.»

La redazione del XXI Secolo coglie l’occasione per ringraziare sentitamente per la disponibilità e per la gentilezza con la quale si è svolta l’intervista, il grande Francesco Paolantoni. 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II